giovedì 20 marzo 2025

Un passo alla volta

Sembrava un pulcino bagnato: minuscola, sofferente, le spalle cadenti, lo sguardo perso nel vuoto, la svogliatezza all’idea di muovere un altro passo.

Sembrava che facesse di tutto per non essere lì, come se volesse scomparire, essere altrove.

Invece siamo entrate in una stanza dove siamo state letteralmente accolte da questo donnone che pareva una figura antica e suscitava un certo timore ed un’altra donna, paffuta e sorridente. Appena la Dottoressa ha iniziato a parlare, la sua voce ha trasmesso calore, protezione, ma anche attenzione, rispetto, in una sola parola il vero senso di cura. E lei si è lasciata completamente andare come in quell’esercizio sulla fiducia in cui ci si lascia cadere di spalle certi che la persona dietro di noi ci sorreggerà.

Le ha raccontato ogni sintomo, variazione, sensazione che ha provato in questi mesi per aiutarla a capire oltre i referti che la Dottoressa aveva appena terminato di leggere.

Alla fine della visita e del piano terapeutico spiegato con cura, la sua schiena, che prima era ingobbita sulla sedia, era adesso dritta e ben appoggiata allo schienale. 

La sua camminata fino all’auto certamente più lenta di prima era però sicura e a testa alta. Guardava davanti a sé mentre appoggiata al mio braccio non smetteva di elogiare quelle due donne che l’avevano fatta sentire così a suo agio da permetterle di aprirsi con tanta spigliatezza, senza soggezione o pudore.

Al mattino quando sono entrata in casa per portarla in auto, il suo volto era una maschera tesa. Nel parcheggio dell'ospedale, mentre facevo manovra per tornare a casa, la guardavo mangiare con appetito il cornetto che le avevo offerto ore prima, i lineamenti del viso distesi come se avesse solo allora ripreso a respirare a pieni polmoni. Ecco! Per tutto il tempo mi è sembrato che trattenesse il respiro in attesa del responso. Che temeva fosse infausto. Ridendo mi ha detto: “Mi vedevo già nella bara”.

Appena salita in casa ha apparecchiato la tavola e messo sul fuoco la pentola piena d'acqua per la pasta mentre io aggiornavo il mio capo al telefono. Subito dopo ha voluto che le cercassi sul cellulare i numeri delle sue amiche più intime per dire loro con voce squillante che va tutto bene (che nessuno le ha detto che sta per morire, ho pensato io e forse anche lei ma nessuno ha pronunciato queste parole ad alta voce). 

Ho preparato le linguine aglio, olio e peperoncino. Ha mangiato con appetito e senza pause tutto il contenuto del piatto. Mi ha chiesto di farle il caffè invece di alzarsi lei stessa, segno che sta accettando di affidarsi. Abbiamo chiacchierato tranquillamente e senza tensioni. Nelle sue parole la sensazione di guardare al futuro con ottimismo e la convinzione che in pochi giorni, grazie alla cura prescritta dalla dottoressa brava di oggi e di cui si fida, non come quella isterica della dottoressa di famiglia, si sentirà meglio e tornerà a fare le cose di prima come muoversi da sola a piedi o in pullman per sbrigare le sue commissioni senza l’aiuto di nessuno.

Non ne sono convinta io ma non le ho detto nulla. È giusto e utile che lei abbia questo atteggiamento perché sarà il motore che l’aiuterà ad affrontare meglio i prossimi giorni, i prossimi eventi. 

Un passo alla volta.

venerdì 11 ottobre 2024

Donne & Alcool

L’alcolismo è una malattia progressiva. Prima o poi, il bere diventa sempre più incontrollabile, per cui tentare di gestirlo diviene un’ansia predominante: bere solo vino o birra, promettere a se stessi di bere solo durante il weekend, programmare i momenti delle bevute non sono che alcuni degli espedienti escogitati dagli alcolisti per cercare di controllarsi. Ma queste “buone intenzioni” sono esse stesse un classico sintomo di alcolismo, allo stesso modo dei devastanti dopo-sbornia o dei terrificanti vuoti di memoria.

Forse la parola “alcolista” ti disturba. Ancora oggi essa suggerisce a molti l’idea di un essere debole ed emarginato. Quando, poi, si parla di alcoliste donne questa falsa impressione si accentua. La maggior parte della gente tende a guardare con tolleranza o anche con divertimento un ubriaco uomo ma rifugge con un senso di ripugnanza una donna nelle medesime condizioni. La tragedia più grande è che la stessa donna alcolista condivide molto spesso un pregiudizio del genere. Il peso della colpa, che tutti i bevitori alcolisti si portano sulle spalle, per lei può essere raddoppiato.

https://www.alcolistianonimiitalia.it/

mercoledì 11 settembre 2024

Preghiera della serenità

Dammi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare

Il coraggio di cambiare quelle che posso

La saggezza di riconoscerne la differenza