
Facce sorridenti riunite attorno al tavolo rotondo sul ponte della nave; corpi distesi sui divanetti del bar, chiusi dentro i sacco a pelo; la colonna di motociclette che si snoda lungo le stradine che risalgono i picchi più alti, attorno la neve, il fiume che scorre accanto; la baita dove ci scaldiamo con birra o caffè; le curve veloci, da un lato la parete della montagna, dall’altro il mare; le tavolate festose, ricche di cibo e bevande; le risate sonore e i sorrisi delicati, la confusione di 24 voci che si mescolano in mille discorsi .. scivola sulla sella, lascia il manubrio leggero, sposta il bacino, fai scorrere la moto ..
La caduta. Tutto il peso della moto sul piede, la rabbia e lo sconforto; il blocco e la rivalsa, risalire in sella per seguire chi sacrifica il proprio divertimento per fare strada a te, indicarti le traiettorie, misurare la velocità; e all’improvviso iniziare a “piegare”, sempre di più, fino a riuscire a seguire gli altri, a tenere il loro ritmo, e danzare con loro in un alternarsi di cambi di direzione; ognuno sulla propria moto, chiuso dentro il proprio casco, eppure così sincronizzati da sembrare uniti.
E sentirsi per la prima volta motociclista, davvero.
La mia Corsica è stata innanzitutto moto.
In questi 5 giorni di curve ho imparato moltissimo.
Il ricordo più intenso è quella salita verso il picco di 1500 m circa, in andatura costante con Atena e Ulisse in cui abbiamo viaggiato allo stesso ritmo, con le nostre moto che danzavano sulle curve, destra, sinistra, e ancora fino in cima, dove siamo arrivati stremati!
Al ritorno ho pensato: “Scendo giù con calma! Sono a pezzi!” ma quando sono ripartite le curve siamo ripartiti anche noi!
Un vero godimento!
A fine giornata ho fotografato la mia gomma: non potevo credere ai miei occhi!
La caduta. Tutto il peso della moto sul piede, la rabbia e lo sconforto; il blocco e la rivalsa, risalire in sella per seguire chi sacrifica il proprio divertimento per fare strada a te, indicarti le traiettorie, misurare la velocità; e all’improvviso iniziare a “piegare”, sempre di più, fino a riuscire a seguire gli altri, a tenere il loro ritmo, e danzare con loro in un alternarsi di cambi di direzione; ognuno sulla propria moto, chiuso dentro il proprio casco, eppure così sincronizzati da sembrare uniti.
E sentirsi per la prima volta motociclista, davvero.
La mia Corsica è stata innanzitutto moto.
In questi 5 giorni di curve ho imparato moltissimo.
Il ricordo più intenso è quella salita verso il picco di 1500 m circa, in andatura costante con Atena e Ulisse in cui abbiamo viaggiato allo stesso ritmo, con le nostre moto che danzavano sulle curve, destra, sinistra, e ancora fino in cima, dove siamo arrivati stremati!
Al ritorno ho pensato: “Scendo giù con calma! Sono a pezzi!” ma quando sono ripartite le curve siamo ripartiti anche noi!
Un vero godimento!
A fine giornata ho fotografato la mia gomma: non potevo credere ai miei occhi!
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