mercoledì 8 novembre 2023

25 Aprile 2022 - 25 Aprile 2023

In tutta questa storia orribile che ho vissuto, tutto ciò che riguarda la piccola mi ricompensa di ogni delusione e sofferenza e l’esperienza con lei rimarrà per sempre un ricordo bellissimo, ma non proverò mai più la nostalgia di tutte le volte in cui a causa dei problemi con lui ho dovuto rinunciare a lei. Adesso a volte mi tornano in mente delle cose legate a lei e mi viene solo da sorridere, non mi si stringe più il cuore come succedeva prima. 

Magari sto guarendo. 

E poi io sono convinta che la vita segua dei percorsi tutti suoi e se dovrà essere, sarà. 

Ricordo una domenica sera che dopo cena stavo per tornare a casa e lei guardò il padre con quel musetto triste e disse: “Papà, ma Valentina non può venire a vivere con noi?”. 

E la domenica dopo la passeggiata alla festa di zona lei mi chiese di pranzare con tutti loro su dalla nonna, ma io le risposi che non potevo perché dovevo andare da mia madre che era sola. Invece tornai a casa mia, perché quando stavo con loro io non prendevo mai impegni con nessuno, speravo sempre di pranzare assieme e solo all’ultimo scoprivo cosa avessero organizzato e regolarmente venivo esclusa. 

Mi piace pensare a quella volta che arrivò con sua madre al bar e quando mi vide spalancò la bocca e gli occhi dalla sorpresa, rimase pietrificata e poi corse ad abbracciarmi. 

O la volta che in piscina estrassi la carta igienica dallo zaino e lei disse: “Tu sei strana!”, e io: “Amore, siamo tutti un po’ strani”, e lei: “Ma tu di più!”. 

O tutte le volte che giocavamo con le carte della pasticceria e lei mi chiedeva: “Ti sei incastrata?” 

O quando l’ultima volta che ci siamo viste, suo padre andò a prenderla con la mia auto e lei esplose, contenta: “Ma questa è la macchina di Valentina!”, e appena salì mi disse: “Però questa macchina è proprio sporca!” 

O tutte le volte che saliva a casa mia, si guardava intorno alla ricerca della gatta e mi chiedeva, timorosa: “Ma ha gli artigli?”, e dopo: “Hai una casa fantastica!” 

O quel bellissimo sabato mattina che passai con lei perché nessun altro era disponibile e passammo il tempo un po’ giocando un po’ guardando i cartoni. Lui si fermò a fare la spesa prima di rientrare e quando entrò in casa trovò la tavola apparecchiata e noi tranquille a giocare in camera.

Oppure le volte che si accoccolava sul letto vicino a me per vedere un cartone il sabato sera, o quando al cinema commentava con me le scene che la colpivano di più. 

Ma in assoluto la volta più bella fu quando dopo l’ultimo film al cinema lui ci lasciò sole per fare una commissione e noi salimmo a casa mia a dare una scatoletta alla gatta. Dopo andammo a piedi fino al bar per vedere la partita. Lì c’erano tutti gli altri che festeggiavano la vittoria di una partita della loro squadra: musica, risate, cori e tutti, ma tutti dopo mi raccontarono che quando ci videro arrivare, camminando per strada una accanto all’altra, ridendo e chiacchierando, pensarono che eravamo bellissime, che si percepiva la bella intesa che c’era tra noi e che io sembravo un’altra persona. Lei si mise a giocare con tutti loro e sorrideva sempre.

Ecco, di lei ricordo che quando c'ero io sorrideva sempre.

A parte quella volta che pianse tutte le sue lacrime perchè le avevo promesso di portarla in un bel posto, era Portici di Carta, in centro, dove sicuramente avremmo trovato anche degli spazi per i bambini, ma i nonni rientrarono proprio in quel momento e ci impedirono di uscire.

Oppure era bellissimo quando andavamo al MacDonald’s e lei voleva sempre giocare con me al videogioco della gallina che deve attraversare la strada mentre passano macchine, camion, treni e ogni volta che non riusciva ad evitare qualche mezzo e finiva spiaccicata sull’asfalto ridevamo come pazze. 

O quando faceva mille smorfie buffe quando la fotografavo. 

Oddio! E quella volta che saltò la scuola per due settimane perché era stata male e al rientro si presentò con una busta con la V sopra al cui interno c’erano un ritratto di me e la mascherina di carnevale e suo padre mi disse che non stava più nella pelle perché non vedeva l’ora di darmela. 

O quando finì in ospedale e al padre che stava andando a trovarla chiese: “Papà, mi porti solo i gattini di legno?”, che gli avevo regalato io l’ultima volta che ci eravamo viste. 

E mille altri bellissimi momenti e sensazioni che mi ha trasmesso e che mi tornano in mente all’improvviso anche solo per assonanza con altre cose che sto facendo, tipo l’altro giorno, camminavo di ritorno dalla pausa pranzo con gli stessi stivali di quella domenica mattina che rientrando dalla festa di zona le dissi di non strascicare i piedi ma alzarli un po’ di più e lei mi rispose: “Ma anche tu fai così!”, ed in effetti anche io quando ho le scarpe basse tendo a strusciarle per terra. 

O anche solo il fatto che dopo tanti mesi dall’ultimo incontro la prima cosa che mi disse fu: “Hai tagliato i capelli e hai messo gli occhiali”. Era bello dopo ogni pausa dal rapporto con suo padre ritrovarla più alta, un po’ cresciuta rispetto alla volta prima. Come quando la misurai a casa mia e feci il segno con la matita che è ancora sul muro: 

1 metro e 20 cm – Alyson

Tutte queste cose che ogni tanto mi salgono alla memoria mentre sto facendo altro, mi scaldano adesso il cuore e mi aiutano a vedere il lato positivo di quella che è stata in realtà una delle esperienze più negative della mia vita a livello sentimentale. Mi permettono di non buttare tutto nel cesso e non vivere tutto come un pozzo buio. Danno un po’ di luce a lunghi mesi dedicati ad una storia che non ha mai avuto senso e una persona che non è mai stata alla mia altezza e non ha mai meritato di avermi nella sua vita. 

Tutti oggi obbietterebbero che invece avrei dovuto organizzare di più le mie cose, le mie persone, il mio mondo, ma io mi difenderei con la storia che non è semplice farlo quando stai con una persona che non c’è mai e quando c’è, cerchi di sfruttare il momento. Ma un'altra parte di me ammetterebbe che lui non c’era mai per scelta deliberata ed io avrei dovuto capire che era inutile continuare ad aspettare una persona così, ma in quel momento non riuscivo a fare diversamente. 

E su questo c’è molto da lavorare. 

Ma penso e spero che quest’ennesimo schiaffo in faccia dato senza il minimo rimorso (da lei, ma in realtà io l’ho ricevuto da lui) mi sia di grande lezione.

V.

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