ritrovo per caso la mail di irene, “madri”.
la ricordo quasi a memoria, come una nenia per addormentare la propria bambina.
mi mancano le chiacchiere con lei, dialoghi che solo oggi comprendo, oggi che ho fatto quel pezzo di strada con le mie gambe, che allora capivo solo con la testa, ma non con il cuore.
mi mancano le chiacchiere con lei, dialoghi che solo oggi comprendo, oggi che ho fatto quel pezzo di strada con le mie gambe, che allora capivo solo con la testa, ma non con il cuore.
diceva: “voglio vivere con una testa da adulta e un cuore da bambina”, e a volte mi sono sorpresa a provare lo stesso desiderio.
quando mi scriveva che "quelle come noi, non temere, hanno un relais che scatta in automatico e ci fa trovare la strada giusta", oggi so che cosa significa perchè dentro di me è scattato, spesso. anche quando non ho voluto badargli, lui comunque ha continuato a squillare fino a diventare un suono assordante che non potevo più ignorare.
il confronto con menti elevate e cuori che hanno vissuto.
quel sabato in cui ci siamo riviste per caso e ci siamo scambiate un abbraccio e i nuovi numeri di telefono, che non abbiamo mai composto, ho capito che non avremmo più trascorso una serata insieme a parlare fino alle tre del mattino.
il confronto con menti elevate e cuori che hanno vissuto.
quel sabato in cui ci siamo riviste per caso e ci siamo scambiate un abbraccio e i nuovi numeri di telefono, che non abbiamo mai composto, ho capito che non avremmo più trascorso una serata insieme a parlare fino alle tre del mattino.
lei era l’unica donna con cui tiravo tardi la sera; l’unica da cui mi lasciavo trasportare in altri mondi: volteggiavamo insieme, lei mi teneva per mano e io mi sentivo al sicuro.
fino al giorno in cui ho smesso di comprendere e mi sono persa.
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