Mi torna in mente quella sera sulla rotondina di panchine di cemento dove qualche volta mangiavamo la pizza, in cui dicesti che quando si sta proprio male l'unica soluzione è: urlare!
Salimmo sulla collinetta lì accanto e gridammo con tutto il fiato che avevamo in corpo,
il fiato e il corpo di due quindicenni.
Ecco, io ora vorrei solo gridare,
con tutto il fiato che m'è rimasto.
Ho voglia di sentire corpi e voci,
di guardare occhi e sorrisi,
e raccogliere smorfie e lacrime.
Ho voglia di vita,
quella vera,
reale,
concreta.
Ho bisogno di sentire la vita crescere dentro il mio ventre.
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