mercoledì 7 dicembre 2011

Il Picchio

I segni del sonno sotto gli occhi, nel freddo di un autunno nuovo.
Lo sguardo sempre attento ai dettagli e all’insieme.
Il sorriso caustico solo accennato.
Le parole storpiate da un dialetto caldo.
Lo spazio invaso con la naturalezza della pelle.
Il volto spigoloso come le cose dette e i gesti compiuti
di giorno.
La fusione e la morbidezza nella notte.
Il calore delle gambe allacciate nel letto.
La pianta del piede a misurare quella dell’altro.
Una mano sulla pancia mi cinge ad ogni risveglio.

La percezione di noi stessi dentro i discorsi dell’altro
il mio braccio infilato nel tuo
in un movimento ritmico di passi lenti.
“Una tosse felice” la mia risata
“un cricetino” il mio profilo
“il muso da scimmietta” la mia contrarietà.
Inodore e insapore l’esteriorità che ti porti addosso
quanto piene e dense le tue interiora.

Le scale mobili scorrono verso l’alto ma quando mi volto ti vedo flesso
stai scattando l’ultima fotografia
mi si smuove qualcosa dentro
e penso “Merda!”.

Mi concentro per rievocare l’odore lieve di te in uno sforzo più grande di sempre
come se fosse difficile raggiungerti, più di chiunque altro.
Infine ci riesco e insieme sento compimento e fatica
quella di chi non ha mai raggiunto me.
E per la prima volta so cos’è.

Assapori la vita e quella ti guarda sorridendo e lo specchio ti rimanda la luce che emani e strammi di fronte al tuo volto, i tuoi occhi, il ricciolo che ricade sinuoso sulla fronte bassa e poi ... non funziona.

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