martedì 16 dicembre 2008

Cena di natale




Volti, sguardi, voci, risate, profumi, lacrime, canzoni, cibi, coperte.
Silenzio.
Provo a mettere insieme le parole per raccontare un altro pezzo di vita.

Mi sono svegliata con l’umore sotto i calzini.
Erano solo le 4.
Mi sono alzata dal letto, ho fumato una sigaretta e acceso il pc.
Ho chiacchierato con chi, dall’altra parte del mondo, era appena rientrato dalla spiaggia, clima ottimo per surfare.
Ho pensato che fosse un buon segno.

Sono tornata a letto ma non ho dormito.
Alle 7,30 ho abbandonato la cuccia e ho preparato il caffè.
Ho dato un’occhiata al forum pensando al pranzo di domenica e ho iniziato a prepararmi. Mille indecisioni, alla fine ho valutato tutte le eventualità e ho riempito lo zaino.

Ho viaggiato fino a destinazione su una carrozza dorata; guardavo i campi innevati lungo l’autostrada, la nebbia impediva di vedere il confine tra terra e cielo. Mi ha ricordato quando sulla nave per la Sardegna, era il buio della notte a mischiare il cielo con il mare.

I primi occhi che ho incrociato sono stati sovrani e ho sentito il sollievo di ritrovare calore e accoglienza. Solo qualche istante per abituare il mio corpo e i pensieri alla nuova atmosfera, alla compagnia delle persone lasciate poco tempo prima. Cinque amici intorno a un tavolo, un piatto di pasta e un buon rosso hanno fatto il resto.

Mi sono messa comoda e, spediti gli uomini fuori, tre allegre bambine hanno sbucciato, pelato, condito, pulito, infornato, con un sottofondo di musica e risate. E creato giacigli per sedici persone. Nel corso delle ore il campanello trillava: ad ogni squillo una faccia, una voce, un sorriso, uno zaino, un posto letto, una sedia, un bicchiere, un dono.

E sento di nuovo odore di tribù.
Un gruppo aperto dove c’è sempre un posto in più.
Credo di aver trovato anche il mio.

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