Quel brivido pungente, insistente, nelle ossa.
Il gelo dell'errore.
Quella sensazione antica d'essere io sola all'oscuro di tutto.
Il funzionamento del meccanismo che tutti conoscono.
Tutti, tranne me.
E' questo, sì, il nocciolo profondo della solitudine.
Il meccanismo che permette agli altri di entrare in te,
tu in loro.
Sbatto la faccia contro la stessa porta,
chiusa.
Il freddo è opprimente, ogni angolo del mio corpo è scosso da brividi intermittenti.
Non c'è coperta, fuoco, abbraccio, che possa lenirlo.
Ombrosa, malinconica, la fatica aumenta, ogni passo è più pesante, ogni apertura una ferita, un tradimento di sè.
Un nocciolo, cristallo indurito dal tempo,
da me.
E una lieve sensazione di disperazione si avverte,
un sottile odore di fallimento,
puzza di cadaveri che si ammassano nella memoria.
Basta con i lavoretti di manutenzione saltuaria:
esplodere, saltare in aria, volare via.