Stanotte ho incontrato una donna di quelle che mentre ti senti trasparente, si accorge di te e ti regala quel frammento di umanità che ti svela che esisti.
Un sorriso affabile, uno sguardo di conforto, pochi gesti che ti risolvono il problema del momento.
Come se fosse lì, in quell'istante, proprio per te.
Una sensazione che non saprò descrivere, ma nemmeno ci proverò.
Sento solo tanta gratitudine, perchè quegli ultimi 56 chilometri sarebbero stati inaffrontabili senza la pausa con lei.
Forse cerco una madre in ogni donna che incontro, forse cerco nelle altre il calore che la mia continua a negarmi, la partecipazione alla mia vita che non ho mai sentito.
Ho freddo, ho molto freddo in questo piccolo buco nero dove mi trovo adesso, la luce mi disturba ma il buio mi succhia la ragione, la mente è sempre più lenta.
Vaghi ricordi di parole e volti, di carezze e abbracci, di un'intimità rubata ad un momento di debolezza, la mia voce che pronuncia sentenze definitive, sconcertanti per le orecchie oneste di chi mi ascolta.
Penso alla mia moto luccicante e bella, sembra quasi viva e mi ama tanto da riportarmi a casa ogni volta, senza mai un lamento.
Penso a come è tutto così facile, tutto così complicato, tutta quella stanchezza con cui mi sono accasciata sulla sedia, dietro la porta di casa chiusa alle mie spalle.
Penso ai tanti caffè che hanno sostituito la birra, al gusto speciale della sigaretta fumata subito dopo, alla mania di ripetere lo stesso gesto all'infinito fino a perderne il senso del piacere, il piacere del senso.
Penso allo svilimento con cui passo dall'allegria alla rabbia feroce, allo slancio incontrastabile di scappare via che non posso ignorare e infine puntuale, il senso di colpa e di vergogna.
Soluzione: sparire, dissolvermi nel nulla.
Penso a come la mia mente articola tentativi di affrontare le conseguenze delle azioni assurde che non riesco ad evitare e allo scoramento per il disagio che procuro.
Penso che tutto questo finirà, poi.
Nessun commento:
Posta un commento