Mi lascio affilare dalle parole
come un coltello mi entrano nella carne e sciolgono un po’ di dolore,
infine rialzo le difese e riaccendo la mente:
odio il modo in cui mi comprendi,
tocchi il tasto dolente,
fai vibrare la corda più debole.
Odio quando mi entri dentro senza nemmeno sfiorarmi,
odio la tua sicurezza,
le tue certezze,
le decisioni che prendi sulla mia pelle,
senza sapere quello che mi attraversa.
Odio te,
quando decidi per me,
l’alibi di non farmi del male sembra così banale,
non lo voglio ascoltare.
Voglio il nostro angolo magico,
voglio che non mi trasformi in un’abitudine,
che non trascuri le mie sfumature,
che ti prendi cura di ciò che ti offro,
che non inganni il cuore limpido che porto nel petto.
Ti appartengo,
come tu appartieni a me.
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