
L'esiliato, una figura primordiale.
L'anatroccolo è il simbolo della natura selvaggia che, compressa in situazioni povere di nutrimento, istintivamente lotta per liberarsi, qualsiasi cosa succeda. Quando la particolare sorta di spiritualità di un individuo è circondata dal riconoscimento psichico e dall'accettazione, la persona sente come mai prima la vita e il potere.
L'esilio del piccolo diverso.
L'anatroccolo non è brutto, semplicemente non è come gli altri. Lui ha il cuore spezzato perché i suoi lo rifiutano. Le bambine dalla forte natura istintiva spesso soffrono molto nei primi anni di vita. Sono tenute prigioniere, addomesticate, accusate di essere disadattate. Allora l'io fondamentale della psiche è ferito, la bambina comincia a credere di essere debole, brutta, inaccettabile, e che tutto ciò sarà sempre vero.
I problemi della donna selvaggia esiliata sono duplici: interiori e personali, ed esteriori e culturali.
La cattiva compagnia.
L'istinto ad errare fino a trovare ciò di cui si ha bisogno è intatto. Ma spesso si bussa alle porte sbagliate. Questa è la risposta "ricerca dell'amore nei posti sbagliati" all'esilio. Quando una donna assume un comportamento ripetitivo coatto, insistendo in un comportamento che genera consunzione invece che vitalità, per lenire il suo esilio, in realtà accresce i danni perché la ferita non viene curata e rischia di riaprirsi, sempre più profonda.
Per cominciare a guarire dite la verità sulla vostra ferita. Adottate la medicina giusta, la riconoscerete perché rende la vita più forte, e non più debole.
L'inadeguatezza.
Una donna può apparire adeguata, ma non essere capace di agire nel modo giusto. All'inizio l'anatroccolo non riesce a fare le cose giuste. Ma è perché è andato nel posto sbagliato per la cosa sbagliata.
Sentimento congelato, creatività congelata.
Le donne affrontano l'esilio in altri modi. Per esempio si congelano. La freddezza è il bacio della morte per la creatività, i rapporti, la vita stessa. Non è una conquista, ma un atto di collera difensiva. Il ghiaccio dev'essere rotto e l'anima tolta dal gelo. Fate come l'anatroccolo: andate avanti, datevi da fare. In linea di massima ciò che si muove non si congela. Smettetela di piagnucolare e muovetevi, non smettete di muovervi.
L'estraneo di passaggio.
La persona che può estrarci dal ghiaccio, che può liberarci dalla mancanza di sentimenti, non è necessariamente quella cui apparteniamo. E' quell'attimo in cui lo spirito, in un modo o nell'altro, ci nutre, ci sospinge, ci mostra il passaggio segreto, la via di fuga.
L'esilio come grazia.
Se avete tentato di adattarvi a uno stampo e non ci siete riuscite probabilmente avete avuto fortuna. Vi siete protette l'anima. E' peggio restare nel luogo a cui non si appartiene che vagare sperduti. Non è mai un errore cercare l'affinità di cui si ha bisogno.
I gatti arruffati e le galline strabiche.
Essi trovano stupide e insensate le aspirazioni dell'anatroccolo. Si tratta solo di una fondamentale incompatibilità con le persone dissimili, che non è una colpa. Se una donna è un brutto anatroccolo, se è orfana di madre, i suoi istinti non sono affinati. Apprende provando e sbagliando. Ma c'è speranza perché l'esiliata non rinuncia mai. Insiste finchè non trova la guida, il profumo, la traccia, la casa.
Memoria e continuità.
Tutte noi abbiamo nostalgia per la nostra natura selvaggia. E' questa nostalgia che ci induce a resistere, ad andare avanti, sorrette dalla speranza. E' la promessa che la psiche selvaggia fa a tutte noi. La memoria del mondo selvaggio è un faro che ci guida.
Amore per l'anima.
Non cedete, troverete la vostra strada.
Fase del ritorno a se stesse:
l'accettazione della propria bellezza unica,
cioè dell'anima selvaggia di cui siamo fatte.
Accettare la propria individualità e anche la propria bellezza.
CLARISSA PINKOLA ESTES
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