Sono entrata in una casa, quella dei miei zii, e ho trovato mia madre e mio fratello che non vedevo da almeno un mese. Con mia madre l’ultima volta avevo anche litigato.
Sono entrata nella stanza con un sorriso e ho detto “Ciao”, ma nessuno mi ha risposto. Non si sono nemmeno voltati a guardarmi. Il massimo del disprezzo, giusto, mamma? Il miglior disprezzo è la noncuranza, no? Me lo insegni da sempre.
Ho fatto buon viso a cattivo gioco per ore, finché non sono riuscita a trattenemermi di fronte all’ennesima lamentela di mio fratello: questa volta si trattava di quanto fosse lento il PC portatile che gli ho regalato l’anno scorso. Era il mio, un po’ vecchio, che gli ho ceduto perché obbligata da mia madre quando ho comprato quello nuovo. Gli ho fatto notare che visto che non aveva speso un soldo per averlo, avrebbe potuto almeno evitare di lamentarsi. Lui ha iniziato a sbrodolare qualcosa, ma io non lo stavo più ascoltando: m’ero voltata verso mia zia che aveva iniziato a parlare d’altro, sperando che capisse che non volevo aprire polemiche con lui.
Ma lui non ha gradito che lo ignorassi. Pian piano è esploso e ha riconquistato la mia attenzione urlando insulti, pieno di livore contro di me.
Mi sono voltata a guardarlo: ho trovato nei suoi occhi odio e disprezzo, continuava a urlare, come un disco rotto, che dovevo andarmene da quella casa. Ho sorriso, gli ho fatto notare che non ero sua ospite, non aveva alcun titolo per cacciarmi.
Nel frattempo i miei zii sono intervenuti per placarlo ma lui sembrava inarrestabile e quando si è reso conto che non mi sarei mossa da lì, si è alzato e, ripetendo senza sosta “sei una pezzente, devi morire da sola, non posso più stare a tavola con una persona del genere”, ha indossato la giacca per andarsene.
C’è stato un momento di grande confusione in cui mio zio tentava di trattenerlo, mia zia di calmarlo, lui vomitava di tutto contro di me, io rispondevo alle sue accuse, lui minacciava di picchiarmi se non fossi stata zitta.
Mio zio l’ha portato fuori per parlare con lui e calmarlo.
Sono rientrati in casa insieme ma solo per prendere la sua roba e mia madre e andarsene definitivamente.
Non ho più aperto bocca, mentre lui raccoglieva i regali di compleanno e aspettava che mia madre si infilasse la giacca. Nonostante il mio assoluto silenzio e quello di tutti gli altri, ha ripreso a insultarmi, con tutta la rabbia che aveva dentro.
Finalmente l’hanno portato via.
Io sono rimasta lì, con i miei zii.
Per l’ennesima volta mi sono sentita dire che io sono più intelligente e matura, per questo non avrei dovuto rispondergli. Ma io mi sono ribellata a questo discorso: non è più accettabile che io resti in silenzio di fronte a certe cose. Non mi pento affatto e non mi sentirò in alcun modo responsabile della sua furia perchè la mia reazione è stata civile, le mie risposte non sono state insulti alla persona che avevo di fronte, ma argomentazioni concrete contro le sue accuse.
Come altri nell’ultimo periodo, anche mio fratello ha tentato di denigrarmi in ogni modo: con gli insulti, con le accuse ingiuste e ingiustificate, infine ridicolizzandomi: “Tu sei troppo altolocata per me! Scendi un po’!”, a cui ho risposto che sono stanca di scendere al suo livello, sarebbe ora che provasse lui a salire.
Questi sono i fatti.
Sono troppo esausta per parlare anche di come mi sento.
Sicuramente adesso sono più calma.
Ma la devastazione che provo dentro non è descrivibile.
Sono entrata nella stanza con un sorriso e ho detto “Ciao”, ma nessuno mi ha risposto. Non si sono nemmeno voltati a guardarmi. Il massimo del disprezzo, giusto, mamma? Il miglior disprezzo è la noncuranza, no? Me lo insegni da sempre.
Ho fatto buon viso a cattivo gioco per ore, finché non sono riuscita a trattenemermi di fronte all’ennesima lamentela di mio fratello: questa volta si trattava di quanto fosse lento il PC portatile che gli ho regalato l’anno scorso. Era il mio, un po’ vecchio, che gli ho ceduto perché obbligata da mia madre quando ho comprato quello nuovo. Gli ho fatto notare che visto che non aveva speso un soldo per averlo, avrebbe potuto almeno evitare di lamentarsi. Lui ha iniziato a sbrodolare qualcosa, ma io non lo stavo più ascoltando: m’ero voltata verso mia zia che aveva iniziato a parlare d’altro, sperando che capisse che non volevo aprire polemiche con lui.
Ma lui non ha gradito che lo ignorassi. Pian piano è esploso e ha riconquistato la mia attenzione urlando insulti, pieno di livore contro di me.
Mi sono voltata a guardarlo: ho trovato nei suoi occhi odio e disprezzo, continuava a urlare, come un disco rotto, che dovevo andarmene da quella casa. Ho sorriso, gli ho fatto notare che non ero sua ospite, non aveva alcun titolo per cacciarmi.
Nel frattempo i miei zii sono intervenuti per placarlo ma lui sembrava inarrestabile e quando si è reso conto che non mi sarei mossa da lì, si è alzato e, ripetendo senza sosta “sei una pezzente, devi morire da sola, non posso più stare a tavola con una persona del genere”, ha indossato la giacca per andarsene.
C’è stato un momento di grande confusione in cui mio zio tentava di trattenerlo, mia zia di calmarlo, lui vomitava di tutto contro di me, io rispondevo alle sue accuse, lui minacciava di picchiarmi se non fossi stata zitta.
Mio zio l’ha portato fuori per parlare con lui e calmarlo.
Sono rientrati in casa insieme ma solo per prendere la sua roba e mia madre e andarsene definitivamente.
Non ho più aperto bocca, mentre lui raccoglieva i regali di compleanno e aspettava che mia madre si infilasse la giacca. Nonostante il mio assoluto silenzio e quello di tutti gli altri, ha ripreso a insultarmi, con tutta la rabbia che aveva dentro.
Finalmente l’hanno portato via.
Io sono rimasta lì, con i miei zii.
Per l’ennesima volta mi sono sentita dire che io sono più intelligente e matura, per questo non avrei dovuto rispondergli. Ma io mi sono ribellata a questo discorso: non è più accettabile che io resti in silenzio di fronte a certe cose. Non mi pento affatto e non mi sentirò in alcun modo responsabile della sua furia perchè la mia reazione è stata civile, le mie risposte non sono state insulti alla persona che avevo di fronte, ma argomentazioni concrete contro le sue accuse.
Come altri nell’ultimo periodo, anche mio fratello ha tentato di denigrarmi in ogni modo: con gli insulti, con le accuse ingiuste e ingiustificate, infine ridicolizzandomi: “Tu sei troppo altolocata per me! Scendi un po’!”, a cui ho risposto che sono stanca di scendere al suo livello, sarebbe ora che provasse lui a salire.
Questi sono i fatti.
Sono troppo esausta per parlare anche di come mi sento.
Sicuramente adesso sono più calma.
Ma la devastazione che provo dentro non è descrivibile.
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