martedì 4 novembre 2008

Impotenza



Quando da bambina, sentiva l’ingiustizia e non poteva fare nulla per combatterla.
Le parole rimbombavano nella mente, quando la sera, nascondeva le lacrime e i singhiozzi sotto il cuscino:

“Devi essere superiore, tu sei migliore, sei più intelligente, più matura.
Ignoralo!”


Aveva invece bisogno di giustizia, del gesto di un adulto che sostenesse la sua parte, quand’era clamorosamente giusta.
Il giorno dopo il tempo scorreva uguale a sempre, nessun cambiamento.
Lui continuava a prevaricare, senza rispettare nessuna regola, nessun sentimento, movimenti impregnati d’egoismo, ogni giorno, in ogni sfera.
E lei? Timida, chiusa, sempre più smarrita.

Fuori il mondo sembrava capovolto: stima e rispetto, educazione e sensibilità, anche affetto a volte. Senza bisogno di combattere, senza dover nemmeno chiedere.
E le ore che trascorreva fuori erano sempre di più.
Finché se ne andò.

Solo una cosa portò con sé, in un piccolo luogo dentro l’anima:
tutta la sua impotenza.

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