Mi sveglio in piena notte, l'effetto dell'alcool svanito, la mente corre istintiva all'ultima porzione di vita appena consumata.
Cerca, tra i ricordi un po' sbiaditi, il filo che ricorstruisca quei momenti, le parole, i gesti, come se tentasse di ricomporre un sogno appena sfumato.
Inquieta, allarmata, a poco a poco la sento calmarsi, mentre riaffiorano le sensazioni: c'è rassegnazione, amarezza, uno strano gusto di conclusione inevitabile.
C'è che la vita non è ancora finita, altri giorni da scrivere, altri drammi e gioie da imprimere sulla pelle, far scivolare su un foglio di carta ingiallito come l'anima di chi verga queste nere parole, piene e tonde.
Mi volto dall'altra parte nel tentativo di ritrovare quel misto di calore e stordimento che il vino e le coperte mi regalano ogni notte, quando penso che non mi serva altro. Ma tutto è svanito. Tutto è sveglio e lucido, ora, dentro di me.
Il corpo inizia a parlarmi, forte e chiaro, lancia segnali sofferenti e puntuali. Scaldo dell'acqua per un infuso, devo prendermi cura di uno stomaco che brucia, urla dolente, troppo a lungo maltrattato. Il tepore lo accarezza e lo distende, tutto sembra tornare ad un'indolente normalità, ancora per questa volta.
Fumo una sigaretta arricciata tra dita esperte, abituate al movimento e rapide, l'accendo con un colpo svelto e tiro la prima boccata.
Mi sento già meglio.
Allora posso scrivere.
Ecco qui,
sono io adesso,
tutto ciò che ancora posso essere.
Cerca, tra i ricordi un po' sbiaditi, il filo che ricorstruisca quei momenti, le parole, i gesti, come se tentasse di ricomporre un sogno appena sfumato.
Inquieta, allarmata, a poco a poco la sento calmarsi, mentre riaffiorano le sensazioni: c'è rassegnazione, amarezza, uno strano gusto di conclusione inevitabile.
C'è che la vita non è ancora finita, altri giorni da scrivere, altri drammi e gioie da imprimere sulla pelle, far scivolare su un foglio di carta ingiallito come l'anima di chi verga queste nere parole, piene e tonde.
Mi volto dall'altra parte nel tentativo di ritrovare quel misto di calore e stordimento che il vino e le coperte mi regalano ogni notte, quando penso che non mi serva altro. Ma tutto è svanito. Tutto è sveglio e lucido, ora, dentro di me.
Il corpo inizia a parlarmi, forte e chiaro, lancia segnali sofferenti e puntuali. Scaldo dell'acqua per un infuso, devo prendermi cura di uno stomaco che brucia, urla dolente, troppo a lungo maltrattato. Il tepore lo accarezza e lo distende, tutto sembra tornare ad un'indolente normalità, ancora per questa volta.
Fumo una sigaretta arricciata tra dita esperte, abituate al movimento e rapide, l'accendo con un colpo svelto e tiro la prima boccata.
Mi sento già meglio.
Allora posso scrivere.
Ecco qui,
sono io adesso,
tutto ciò che ancora posso essere.
Nessun commento:
Posta un commento