venerdì 22 ottobre 2010

A spasso con me - Parte II

Penso che domani sarà tutto diverso, o forse tutto uguale ad un sempre che vorrei non esistesse.
Penso che ci sarà ancora la fatica di stare in un mondo che non mi appartiene, alla ricerca ancora meno interessante di un posto dove stare, in pace con me, in pace con gli altri, quelli che nemmeno conosco, quelli che non conoscerò mai davvero.
Una scintilla ogni tanto illuminerà una strada che calpesterò con i miei piedi sempre più stanchi e pesanti.
Sento un barlume di volontà, forza e coraggio che ancora mi spinge in avanti, pura sopravvivenza, spirito indipendente che ti trascina oltre anche quando ti fermeresti per sempre. Lo afferro, so che se lo lasciassi andar via senza di me, se lo lasciassi cadere nel vuoto che ho intorno, potrei perdere la ragione, impazzire di rabbia e dolore che a volte sono la stessa cosa, si confondono in un turbine spaventoso che fagocita ogni altra cosa e distrugge, spazzando via anche ciò che si potrebbe salvare.
Quanto poco ho ascoltato e quanto invece ho parlato.
Succede così talvolta: hai bisogno di una persona di fronte perchè le tue parole ti diventino finalmente chiare e si riempiano di un senso che da sola non hai saputo trovare. E ti chiedi quanto bisogno hai di qualcuno che guidi e illumini quell'angolino perso dentro di te che turba con tanta persistenza la tua quotidiana esistenza, che urla mentre stai facendo i gesti più banali, che ti spinge da una parte senza che tu possa opporti e ti costringe ad arrivare non sai dove, finchè non ci sei e lo vedi.
Vedi quello che sei, che vuoi, che rifiuti.
Vedi quello che vorresti essere, quello che sono gli altri, che sei tu negli occhi di un altro, quello specchio che non mente mai, svela la natura che hai dentro e ti parla senza mai aprire bocca, in un silenzio ora pieno di un significato che devi cogliere, devi comprendere.
Penso che sono morta ancora una volta, che lo sfinimento non è mai abbastanza, che ho bisogno ma anche desiderio, che mi trovo tanto quanto mi perdo. E mi perderò ancora.
Penso che l'amore spinge tutto e la paura nega altrettanto.
Cerco l'immagine di quel volto nella memoria stanca e non so trovare un affetto che sgorga altrove. Quegli occhi spenti, senza luce nè amore, lo sguardo un po' sprezzante che plana su di me. Non vedo altro.
Mi apro eppure non so se sono sincera.
Mi chiedo come si possa raccontare così precisamente i miei tormenti e non saperli raccogliere e curare, accarezzare e guarire. Almeno coccolare.
Spero di sbagliarmi,
spero di sapere che cosa devo fare per arrivare lì,
in quel luogo dove tutto è in movimento,
ma anche fermo.

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