domenica 30 novembre 2008

Partire

Salire su un pullman con uno zainetto e molti pensieri.
Arrivare alla stazione e stare col naso all'insù, sguardo al tabellone delle partenze, in attesa del numero del binario.
Prendere il treno e partire.

Fuori dal finestrino nevica.
Leggi un libro, ascolti i discorsi delle studentesse sedute accanto a te, pensi a quello che stai lasciando e a quello che troverai.
Quanti ripensamenti nelle ultime ore, quanti timori.
Ma basta un sms: "Ti aspettiamo a braccia aperte!" per rassicurarti di aver fatto la scelta giusta.

Sono molto stanca questa sera, spaesata nonostante sia tornata nel mio nido, frastornata dalle emozioni vissute, dalle persone incontrate sulla mia strada, quelle che hanno aperto le porte delle loro case e hanno condiviso umori e risate, riflessioni e progetti, mi hanno guardata negli occhi, mi hanno ascoltata e hanno scelto.

Arrivare a casa e trovare una buona notizia.

Questa mattina ho provato un’agitazione a cui non ho ancora dato un nome né una motivazione certa. Non leggerò quelle parole, non gli permetterò di pensare che possano influenzare le mie scelte.

La decisione è già presa, un compromesso accettabile, per ora.

venerdì 28 novembre 2008

internazionale

Per un po' dovresti evitare i tacchi a spillo, Vergine. Il rischio di cadere è maggiore del solito. Ti consiglio anche di non camminare sulle funi, di non salire su un piedistallo e di non sognare di arrampicarti fino alle nuvole con una scala. Altri due suggerimenti: non guardare dall'alto in basso le persone che consideri inferiori e non promettere più di quanto puoi mantenere. Hai capito bene? Sta' alla larga dalle forme di espressione più alte. Scegli le posizioni basse e discrete. E cerca di tenere sempre i piedi per terra.

Segni dal cielo



Stanotte ho sognato un cielo limpido pieno di stelle,
tantissime,
luminose,
brillanti.
Ne ho vista una volare giù a picco!
Una stella cadente ..

Ho pensato:
"Desidero .. desidero .. desidero?"

giovedì 27 novembre 2008

Fabietto

Perché quello che ti spacca
ti fa fuori dentro
forse parte proprio da chi sei.

Ligabue

E buonanotte a tutti i sognatori
a quelli che la devono far fuori
a chi c'ha il mondo sempre più lontano
perché ha vissuto sempre contromano
a chi non butta via la notte coi pensieri
a quelli che una coppia è gia una folla
e dicono che il cielo sia una balla
a quelli che da soli ci stan stretti
e pensano che il cielo sia di tutti
a lui e lei che stanno insieme solo con la colla

e poi a quelli che non ritornano
certo lassù forse lassù
sono capaci di non dormire mai più

chissà se in cielo passano gli who
chissà se in cielo passano gli who
chissà che nome d'arte avrà il dj
se sceglie sempre e solo tutto lui
se prende le richieste che gli fai

a chi decide di ammazzare il tempo
e il tempo invece servirebbe vivo
a chi sta in giro perché non ha scelta
perché comunque il sonno non arriva
a quelli che ogni notte puoi giurarci son presenti
e buonanotte a chi la sa godere
a quelli che han bisogno di star male
a chi ha paura di restare fermo
e sogna un po' più forte quando è sveglio
a quelli che non hanno mai saputo dove andare

poi a quelli che non salutano
certo lassù forse lassù
sono capaci di non dormire mai più

chissà se in cielo passano gli who
chissà se in cielo passano gli who
chissà che nome d'arte avrà il dj
se sceglie sempre e solo tutto lui
se prende le richieste che gli fai

Chi ha inventato miss_valentine

Manchi tu,
quando esco dal palazzo antico e fuori è buio,
le luci di Natale illuminano il centro.

Bramo il bicchiere di rosso nella vineria della piazzetta pedonale,
quella del teatro bomboniera,
della gelateria artigianale,
della libreria internazionale,
del Museo del Cinema Nazionale.

Torino,
affascinante e seducente,
maliziosamente austera,
ti rapisce senza farsi notare.
Pezzi del mio cuore sparsi negli angoli più impensabili della città,
uno sguardo solo per sentirli ancora palpitare.

Le nostre intime chiacchierate,
i sorrisi amari,
quelle ore rubate ad altri,
le risate piene,
i racconti delle nostre vite,
l'amore negli sguardi e nelle mani,
il desiderio di restare e il bisogno di scappare via.

Ogni volta una fitta feroce mi sorprende,
mi toglie il respiro e mi riporta a te.

Dolore misto a piacere,
mi fa sentire viva.

lunedì 24 novembre 2008

Dissociazione

Credo che le persone vogliano aderire all'immagine che pensano gli altri abbiano di loro, e forse io sono tra quelli che generano fortemente negli altri la sensazione che debbano corrispondere all'idea che ho di loro, perché io stessa a volte sono convinta di non poter tradire l'immagine che gli altri hanno di me.
E' in quei momenti che si perde la naturalezza di se stessi.
Difficile riconoscerlo e cambiare.

Mi sento responsabile.

Oggi sono in uno stato di dissociazione totale dal presente, dalla realtà. Ieri pomeriggio, la sera e questa notte ho provato dolori violenti.

Sarà dura, ma penso che tutto questo soffrire mi porterà infine da qualche parte, fosse anche solo un po' più al centro di me stessa.

Avevo appena rialzato un pochino la testa, ma come sempre accade, come previsto, la boicottatrice si è mostrata, sempre in agguato, quando sente che le cose iniziano a funzionare. Chissà? E' stata lei a provocare tutto quello che è accaduto ieri?

O è stata la parte sana di me che ha reagito di fronte all'arroganza di mio fratello, all'indifferenza di mia madre?

Sono molto confusa.

La chiusura del cerchio

Insieme hanno comprato gli ingredienti per la cena, e con calma si sono messi ai fornelli, dopo una doccia, a tagliare, affettare, condire.

A fine cena gli ha ricordato l'episodio dell'ombrello, quando lui mimò di aprirlo e reggerlo sulle loro teste per ripararsi perchè pioveva, la prima volta che si sono incontrati. Lui non lo rammentava. E quando lei ha concluso il racconto, sorrideva come un bimbo: "Che gesto romantico!"

Ha avvicinato il volto a quello di lei, si sono sfiorati e accarezzati con il naso, la bocca, le guance per un tempo infinito, prima di abbandonarsi.
Le loro esperienze si sono mescolate.

"Questo è il nostro addio.
Abbiamo chiuso il nostro cerchio".

Ha sentito un dolore lancinante, come se le stessero strappando una parte di sè. Ha pianto di un pianto diverso da sempre, un pianto interiore, che non finiva più mentre lui la teneva stretta, senza pronunciare una parola.

"Sarei dovuto venire prima a chiudere questo cerchio".

La mattina appena sveglio, le ha accarezzato la schiena e le spalle per qualche minuto, poi si è alzato, si è vestito ed è andato via. Lei l'ha lasciato fare senza dire nulla.


ventisette agosto duemilaotto

Turisti a Torino

L'ha caricato in moto e via.
Non credeva nemmeno di esserne capace: 17 anni fa il suo primo pilota, oggi il suo primo passeggero.

"Guarda! Ti mangi ancora le unghie come allora!"

Hanno camminato per tutto il giorno, per tutto il centro della città.
Hanno pranzato; seduti a quel tavolino all'aperto, per ore si sono raccontati. Un dialogo tra due anime che si trovano nello stesso luogo, che si conoscono con il cuore e la pancia.

"Mi sento proprio comodo".

Sul muretto dei Murazzi sono rimasti a guardare la città, a sognare e ricordare; lo guardava e desiderava sfiorare la sua mano, appoggiare la testa sul suo petto.

A piedi sono andati allo studio di angela.
L'ha aspettata su una panchina del parco di fronte e al suo ritorno: "Come stai? Libera?" e un sorriso luminoso sul volto.

Lentamente sono tornati indietro, riattraversando tutto il centro della città, per raggiungere la moto. Mentre lei infilava il casco e i guanti e slegava La Misteriosa, lui le sorrideva, osservando i suoi gesti.

Era così felice!

ventisei agosto duemilaotto

La prima sera

Così vicini da fondersi insieme,
e nello stesso tempo così distanti.

Perchè sanno che la loro natura è separarsi.
Sempre.

venticinque agosto duemilaotto

Una domenica in famiglia

Sono entrata in una casa, quella dei miei zii, e ho trovato mia madre e mio fratello che non vedevo da almeno un mese. Con mia madre l’ultima volta avevo anche litigato.

Sono entrata nella stanza con un sorriso e ho detto “Ciao”, ma nessuno mi ha risposto. Non si sono nemmeno voltati a guardarmi. Il massimo del disprezzo, giusto, mamma? Il miglior disprezzo è la noncuranza, no? Me lo insegni da sempre.

Ho fatto buon viso a cattivo gioco per ore, finché non sono riuscita a trattenemermi di fronte all’ennesima lamentela di mio fratello: questa volta si trattava di quanto fosse lento il PC portatile che gli ho regalato l’anno scorso. Era il mio, un po’ vecchio, che gli ho ceduto perché obbligata da mia madre quando ho comprato quello nuovo. Gli ho fatto notare che visto che non aveva speso un soldo per averlo, avrebbe potuto almeno evitare di lamentarsi. Lui ha iniziato a sbrodolare qualcosa, ma io non lo stavo più ascoltando: m’ero voltata verso mia zia che aveva iniziato a parlare d’altro, sperando che capisse che non volevo aprire polemiche con lui.
Ma lui non ha gradito che lo ignorassi. Pian piano è esploso e ha riconquistato la mia attenzione urlando insulti, pieno di livore contro di me.

Mi sono voltata a guardarlo: ho trovato nei suoi occhi odio e disprezzo, continuava a urlare, come un disco rotto, che dovevo andarmene da quella casa. Ho sorriso, gli ho fatto notare che non ero sua ospite, non aveva alcun titolo per cacciarmi.

Nel frattempo i miei zii sono intervenuti per placarlo ma lui sembrava inarrestabile e quando si è reso conto che non mi sarei mossa da lì, si è alzato e, ripetendo senza sosta “sei una pezzente, devi morire da sola, non posso più stare a tavola con una persona del genere”, ha indossato la giacca per andarsene.

C’è stato un momento di grande confusione in cui mio zio tentava di trattenerlo, mia zia di calmarlo, lui vomitava di tutto contro di me, io rispondevo alle sue accuse, lui minacciava di picchiarmi se non fossi stata zitta.

Mio zio l’ha portato fuori per parlare con lui e calmarlo.

Sono rientrati in casa insieme ma solo per prendere la sua roba e mia madre e andarsene definitivamente.

Non ho più aperto bocca, mentre lui raccoglieva i regali di compleanno e aspettava che mia madre si infilasse la giacca. Nonostante il mio assoluto silenzio e quello di tutti gli altri, ha ripreso a insultarmi, con tutta la rabbia che aveva dentro.

Finalmente l’hanno portato via.
Io sono rimasta lì, con i miei zii.

Per l’ennesima volta mi sono sentita dire che io sono più intelligente e matura, per questo non avrei dovuto rispondergli. Ma io mi sono ribellata a questo discorso: non è più accettabile che io resti in silenzio di fronte a certe cose. Non mi pento affatto e non mi sentirò in alcun modo responsabile della sua furia perchè la mia reazione è stata civile, le mie risposte non sono state insulti alla persona che avevo di fronte, ma argomentazioni concrete contro le sue accuse.

Come altri nell’ultimo periodo, anche mio fratello ha tentato di denigrarmi in ogni modo: con gli insulti, con le accuse ingiuste e ingiustificate, infine ridicolizzandomi: “Tu sei troppo altolocata per me! Scendi un po’!”, a cui ho risposto che sono stanca di scendere al suo livello, sarebbe ora che provasse lui a salire.

Questi sono i fatti.
Sono troppo esausta per parlare anche di come mi sento.
Sicuramente adesso sono più calma.
Ma la devastazione che provo dentro non è descrivibile.

due settembre duemilaotto

Mentre faceva la doccia mi sono addormentata.

Il mattino dopo ero allegra, nonostante fosse il giorno della partenza.
Lui era ombroso.

Davanti al mio portone abbiamo aspettato insieme il taxi.

Mi ha baciata prima sulla fronte, poi sulle guance, infine le labbra.
Più volte.
Ci siamo stretti forte.

E' salito sull'auto e ci siamo salutati,
mentre scivolava via,
attraverso il finestrino chiuso.

sabato 22 novembre 2008

Centrata



Mi piace pensare alla prima sera,
quando fumavo sui gradini fuori dalla porta di casa.

Faceva freddo, ma su quelle scale no.

Lontana da casa, ma vicina alla mia anima.

Il mio pensiero

Sarà perchè ho tenuto d'occhio quel topic per settimane con il desiderio di unirmi anch'io, ma la consapevolezza che avevo la passione, la moto .. ma non la patente, nè la sicurezza interiore di poter fare tanti km nè l'esperienza per buttarmi in autostrada come faccio ora per raggiungere chiunque, ovunque;

Sarà perchè il giorno della vostra partenza io ho dato l'esame per la patente e quando mi è stata consegnata ho pensato a voi che iniziavate questo bellissimo viaggio e alla strana coincidenza;

Sarà perchè alcuni di voi li ho conosciuti di persona, dopo e mi sono rimasti nel cuore i sorrisi e gli sguardi;

Sarà perchè un paio di foto di quel video le ho fatte io e mi ricorderanno sempre il mio primo incontro reale con motocicliste.net, il Lo.Ve.2008, una delle giornate più intense che porto nel cuore;

Sarà per le canzoni che avete scelto per accompagnare questo bellissimo video;

MA

ho la pelle d'oca e lacrime che salgono prepotenti ai miei occhi, anche se non c'ero.

GRAZIE!

Io sono tra coloro che ............ la prossima volta ci saranno!

Mira su devastación

Cerca di comprenderle, col cuore, non con la testa.
Tenta di capire da dove provengono, quali sono i bisogni reali, riconosci i tentativi falliti per riempire i vuoti che si sono creati.

Ha svolto un ottimo lavoro, il boicottatore esterno (il predatore, l’uomo nero, barbablù): si è alleato con la boicottatrice interna; è stata lei che ha parlato, agito, istigato allo scontro diretto sempre.

Ora è il momento di riconoscere la sua voce e smascherarla quando incombe.

“Ho una parte molto autodistruttiva, quindi sono brutta e cattiva
È nella seconda parte della frase che emerge lei.

È stato nei momenti di paralisi, quelli in cui non ho reagito che ha vinto lei, quelli in cui ho permesso che il boicottatore mi denigrasse senza opporre resistenza. Mi piacerebbe tornare indietro e ribattere colpo su colpo con la voce della miss_v sana e consapevole.

È l’ora di agire di astuzia, facendo anche il giro più largo se necessario, guardare lucidamente ai danni che ha compiuto, usare la forza interiore che emerge per combattere.

“Ho gongolato quando hai detto – di cose giuste nella vita ne ho fatte diverse, questa è solo una delle tante – perché la parte sana di te si è ribellata. Io ti vedo già oltre questo momento di lotta e di sofferenza, vedo una valentina capace di aiutare gli altri perché conosce il dolore”.

Vergine

Ti invito a riflettere sul tema dell'esilio. Ecco alcune domande che potrebbero aiutarti.

1) Sei mai stato respinto da qualcuno a cui tenevi molto? 2) Sai che significa essere costretti a lasciare un posto dove ci si sente al sicuro? 3) Ricordi il senso di desolazione che hai provato quando ti sei trovato a vagare nel nulla? 4) Hai mai avuto difficoltà a entrare in contatto con la tua tribù o a vivere in pace nel posto dove ti senti più a casa?

Qualunque sia la forma di esilio di cui soffri, Vergine, le prossime settimane saranno il momento ideale per cercare di curarla.

ROB BREZSNY

mercoledì 19 novembre 2008

Messaggi dall’inconscio

Guarda la sua opera con disprezzo.
La smorfia di disgusto sul suo volto è eloquente.
Ha tentato di realizzare qualcosa di magnifico, ma non ha ottenuto il risultato che desiderava e ne ha sofferto. Piuttosto che offrirci almeno quello, rimediare o creare qualcosa di alternativo, ha preferito buttare via tutto e fermarsi lì.
È rimasto immobile a guardare il suo tentativo fallito.
Mio fratello ed io abbiamo chiesto spiegazioni, ma lui non ci ha nemmeno visti, nè sentiti. Io, però, sapevo tutto ciò che era accaduto, anche se sono arrivata, come mio fratello, quando era già tutto finito.
Quello doveva essere il nutrimento per noi.
Siamo rimasti senza.
Ho dentro l’immagine di un padre giudicante e severo, insoddisfatto della sua vita e di quello che ha fatto per la sua famiglia. Ma il mio inconscio mi ha parlato chiaramente: so che la sua delusione era verso se stesso, noi non siamo causa della sua amarezza.

(scrivo al presente … )
Non ho ancora elaborato il lutto.

lunedì 17 novembre 2008

Il primo tornante



Scala la marcia,
imposta la traiettoria,
e piega ..
il mio primo tornante fatto come dio comanda.

Che soddisfazione!

Grazie alle nuove gomme,
che hanno un'aderenza perfetta in qualunque condizione e mi danno una fiducia che non conoscevo. La moto scende appena accenno un movimento del corpo e sento che "terranno la strada", vado un po' più giù e gradualmente accelero per scorrere via lungo la curva.

Grazie a chi ha impostato andatura e ritmo, perfetti per le mie capacità.
Grazie al gruppo, che mi ha fatto sentire a mio agio e mai un peso.
Grazie a chi mi ha protetta, da una discreta distanza, ma con profonda cura:
vi ritrovavo sempre negli specchietti e mi sentivo al sicuro.

Infine grazie alla mia leggerezza,
perseveranza,
alla passione che riverso ogni volta che salgo in sella e lascio tutti i pensieri giù.

Quando sono serena la mia guida è fluida, le curve diventano puro divertimento e il timore che provavo fino a poco tempo fa lascia spazio alla voglia di sperimentare, anche rischiando, q.b.

Sui laghi briantelli

sabato 15 novembre 2008

La battaglia più dura

è una vocina piccola ma fortissima.

crede di proteggerti dalle sofferenze. è convinta che tenendoti isolata nella torre dorata, sarai al sicuro dal dolore delle relazioni.
attira e valorizza le persone sbagliate.
quelle che ti svaluteranno.
quelle che non ti apprezzeranno.
e ti lasceranno sola quando avrai bisogno di compagnia e conforto.
così da mostrarti la sua ragione e dimostrare ancora una volta che è meglio l'isolamento, che è meglio vivere nelle fantasie in cui lei è rimasta, in cui desidera che rimanga anche tu.

devi rompere l'incantesimo.
devi smascherare la vocina.
devi vivere nel presente guardando la realtà per quella che è.
devi smettere di leggere le persone e gli eventi attraverso quella vocina.
devi chiamarla per nome:

la boicottatrice.

venerdì 14 novembre 2008

Donne che corrono coi lupi


L'esiliato, una figura primordiale.
L'anatroccolo è il simbolo della natura selvaggia che, compressa in situazioni povere di nutrimento, istintivamente lotta per liberarsi, qualsiasi cosa succeda. Quando la particolare sorta di spiritualità di un individuo è circondata dal riconoscimento psichico e dall'accettazione, la persona sente come mai prima la vita e il potere.

L'esilio del piccolo diverso.
L'anatroccolo non è brutto, semplicemente non è come gli altri. Lui ha il cuore spezzato perché i suoi lo rifiutano. Le bambine dalla forte natura istintiva spesso soffrono molto nei primi anni di vita. Sono tenute prigioniere, addomesticate, accusate di essere disadattate. Allora l'io fondamentale della psiche è ferito, la bambina comincia a credere di essere debole, brutta, inaccettabile, e che tutto ciò sarà sempre vero.
I problemi della donna selvaggia esiliata sono duplici: interiori e personali, ed esteriori e culturali.

La cattiva compagnia.
L'istinto ad errare fino a trovare ciò di cui si ha bisogno è intatto. Ma spesso si bussa alle porte sbagliate. Questa è la risposta "ricerca dell'amore nei posti sbagliati" all'esilio. Quando una donna assume un comportamento ripetitivo coatto, insistendo in un comportamento che genera consunzione invece che vitalità, per lenire il suo esilio, in realtà accresce i danni perché la ferita non viene curata e rischia di riaprirsi, sempre più profonda.
Per cominciare a guarire dite la verità sulla vostra ferita. Adottate la medicina giusta, la riconoscerete perché rende la vita più forte, e non più debole.

L'inadeguatezza.
Una donna può apparire adeguata, ma non essere capace di agire nel modo giusto. All'inizio l'anatroccolo non riesce a fare le cose giuste. Ma è perché è andato nel posto sbagliato per la cosa sbagliata.

Sentimento congelato, creatività congelata.
Le donne affrontano l'esilio in altri modi. Per esempio si congelano. La freddezza è il bacio della morte per la creatività, i rapporti, la vita stessa. Non è una conquista, ma un atto di collera difensiva. Il ghiaccio dev'essere rotto e l'anima tolta dal gelo. Fate come l'anatroccolo: andate avanti, datevi da fare. In linea di massima ciò che si muove non si congela. Smettetela di piagnucolare e muovetevi, non smettete di muovervi.

L'estraneo di passaggio.
La persona che può estrarci dal ghiaccio, che può liberarci dalla mancanza di sentimenti, non è necessariamente quella cui apparteniamo. E' quell'attimo in cui lo spirito, in un modo o nell'altro, ci nutre, ci sospinge, ci mostra il passaggio segreto, la via di fuga.

L'esilio come grazia.
Se avete tentato di adattarvi a uno stampo e non ci siete riuscite probabilmente avete avuto fortuna. Vi siete protette l'anima. E' peggio restare nel luogo a cui non si appartiene che vagare sperduti. Non è mai un errore cercare l'affinità di cui si ha bisogno.

I gatti arruffati e le galline strabiche.
Essi trovano stupide e insensate le aspirazioni dell'anatroccolo. Si tratta solo di una fondamentale incompatibilità con le persone dissimili, che non è una colpa. Se una donna è un brutto anatroccolo, se è orfana di madre, i suoi istinti non sono affinati. Apprende provando e sbagliando. Ma c'è speranza perché l'esiliata non rinuncia mai. Insiste finchè non trova la guida, il profumo, la traccia, la casa.

Memoria e continuità.
Tutte noi abbiamo nostalgia per la nostra natura selvaggia. E' questa nostalgia che ci induce a resistere, ad andare avanti, sorrette dalla speranza. E' la promessa che la psiche selvaggia fa a tutte noi. La memoria del mondo selvaggio è un faro che ci guida.

Amore per l'anima.
Non cedete, troverete la vostra strada.
Fase del ritorno a se stesse:
l'accettazione della propria bellezza unica,
cioè dell'anima selvaggia di cui siamo fatte.
Accettare la propria individualità e anche la propria bellezza.


CLARISSA PINKOLA ESTES

giovedì 13 novembre 2008

La beatitudine del volo

Ero sulla cima di una collina.
Non ero sola, con me un uomo.
Mantenere l'equilibrio era complicatissimo.
La paura di cadere era intollerabile.
Ricordo con nitidezza il terrore ad ogni mio movimento.
Le gambe tremavano, la sensazione stava diventando insopportabile.
Mi toglieva il respiro.

All'improvviso ho deciso di buttarmi giù.

Una sensazione di beatitudine,
Ho smesso di avere paura.

Mi sono svegliata serena.

mercoledì 12 novembre 2008

E divenne un cigno


"Sarebbe troppo straziante raccontare tutte le miserie e i patimenti che dovette sopportare nel duro inverno.

Si trovava nella palude tra le canne, quando il sole ricominciò a splendere caldo. Le allodole cantavano, era giunta la bella primavera!
Allora sollevò con un colpo solo le ali, che frusciarono più robuste di prima e che lo sostennero con forza, e prima ancora di accorgersene si trovò in un grande giardino, pieno di meli in fiore, dove i cespugli di lilla profumavano e piegavano i lunghi rami verdi giù fino ai canali serpeggianti.

Oh! Che bel posto! e com'era fresca l'aria di primavera!

Dalle fitte piante uscirono, proprio davanti a lui, tre bellissimi cigni bianchi; frullarono le piume e galleggiarono dolcemente sull'acqua.
L'anatroccolo riconobbe quegli splendidi animali e fu invaso da una strana tristezza.

"Voglio volare da loro, da quegli uccelli reali; mi uccideranno con le loro beccate, perché io, così brutto, oso avvicinarmi a loro. Ma non mi importa! è meglio essere ucciso da loro che essere beccato dalle anatre, beccato dalle galline, preso a calci dalla ragazza che ha cura del pollaio, e soffrire tanto d'inverno!"

E volò nell'acqua e nuotò verso quei magnifici cigni questi lo guardarono e si diressero verso di lui frullando le piume.

«Uccidetemi!» esclamò il povero animale e abbassò la testa verso la superfìcie dell'acqua in attesa della morte.

Ma che cosa vide in quell'acqua chiara? Vide sotto di sé la sua propria immagine: non era più il goffo uccello grigio scuro, brutto e sgraziato, era anche lui un cigno.

Che cosa importa essere nati in un pollaio di anatre, quando si e usciti da un uovo di cigno?"

martedì 11 novembre 2008

Quando non riesco a dormire

Scrivo.

In una notte così tormentata, in cui mi rigiro nel letto lucida come non ero da settimane, ricevo inaspettato calore da chi ha incrociato i miei occhi solo per pochi istanti, ma ha sentito qualcosa. E non vuole lasciarmi andare.
Mi chiama per nome ... sfuggente.

Io ho paura.
Sì, la paura di distruggere ancora.
Avrei quasi voglia di lasciare intatto il mistero, inalterata la voglia di scoprire chi sono, preservare un fascino che non sia mai intaccato dalle parole e dai gesti.

E invece mi tuffo di nuovo dentro, perchè la parte di me, quella sana, mi spinge a non arrendermi, a tentare ancora, ancora confrontarmi con uomini e donne.

E darmi un'altra posssibilità, almeno io devo farlo!

In una notte piena di incubi a occhi aperti
immagini
pensieri
domande
ricordi di momenti e sensazioni
in cui ripercorro confusamente i miei passi,
tutto si accavalla.

Mi alzo di nuovo dal letto, accendo un'altra sigaretta e mi chiedo come farò ad affrontare l'ennesima giornata senza riposo.

In una notte in cui torno indietro negli anni, sorrido amaro per le persone che ho amato, ma perso, per tutte le capovolte che ha fatto la mia vita in così breve tempo, vedo nitidamente


tutto quello che poteva essere e non è stato,
tutto quello che se non è stato è perchè non poteva essere
Per giungere qui, oggi.

Il segreto è nel leggere con occhi limpidi e chiari, senza lenti, nè filtri, per riuscire a vedere la realtà per quella che semplicemente è.

Il solo modo per sapere dove andare, ora.

lunedì 10 novembre 2008

Notte agitata

E mi ritrovo a sognare mio padre.
Cucina un tacchino intero, con contorno di melanzane viola, peperoni rossi e gialli e zucchine verdi.
Terminata la cottura, il risultato non è di suo gradimento.
Butta tutto nell'immondizia, in malo modo.
Resta seduto su una sedia in salotto ad osservare con disprezzo il punto in cui ha gettato via il cibo, concentrato, come se stesse guardando la propria vita e non una semplice pietanza venuta male.
E' così che lo sorprendiamo, mio fratello ed io.
Chiediamo spiegazioni, che non arrivano, se non sottoforma di un'espressione disgustata sul volto, le labbra un po' storte, un po' all'ingiù.
Mi sveglio con quest'immagine e penso a tutti i suoi significati.

Oppure sogno una casa eretta su diversi piani, così tanto in verticale da farmi provare un insostenibile senso di vertigine;
scale esterne, ripide e strette; un via vai di persone che conosco, ma non ricordo.

E' di nuovo lunedì.

venerdì 7 novembre 2008

La cura

Video

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie,
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via.
Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo,
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore,
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce
per non farti invecchiare.

E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale,
ed io, avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà).
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza.
Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi.

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto.
Conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali,
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.

Ti salverò da ogni malinconia,
perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te...
io sì, che avrò cura di te

Franco Battiato

giovedì 6 novembre 2008

7 settembre 2008



In giro per Roma

Strade vuote
Mente vuota
E pancia vuota

La mia immaginazione è volata per un momento sul tuo prato
e dopo due giorni
finalmente ho sorriso

4 settembre 2008

C'è un lupo senza donna
che si addormenta

Leggendo

Mentre si lecca le ferite
della tristezza e della solitudine

Ma sa che così deve essere
altrimenti soffrirebbe di più
il lungo letargo degli anni invernali

3 settembre 2008



Triste la notte senza le tue parole
Triste il letto senza il tuo sorriso

2 settembre 2008

Vivi la tua vita
percorri i tuoi sentieri
prendi i tuoi incroci
e
Attenta
che sicuramente spunterò
dietro un angolo

Sei sempre lì
nel cassetto più pregiato
il motore della vita

mercoledì 5 novembre 2008

La vita è davvero



Semplicemente giusta.
Ma ha i suoi tempi.

Yes, We Can!


Barack Hussein Obama II

Il primo presidente nero

martedì 4 novembre 2008

E quando ci penso



Chissà perchè le mie frasi iniziano tutte con

"e"

Forse perchè giungono sempre da qualcos'altro

Impotenza



Quando da bambina, sentiva l’ingiustizia e non poteva fare nulla per combatterla.
Le parole rimbombavano nella mente, quando la sera, nascondeva le lacrime e i singhiozzi sotto il cuscino:

“Devi essere superiore, tu sei migliore, sei più intelligente, più matura.
Ignoralo!”


Aveva invece bisogno di giustizia, del gesto di un adulto che sostenesse la sua parte, quand’era clamorosamente giusta.
Il giorno dopo il tempo scorreva uguale a sempre, nessun cambiamento.
Lui continuava a prevaricare, senza rispettare nessuna regola, nessun sentimento, movimenti impregnati d’egoismo, ogni giorno, in ogni sfera.
E lei? Timida, chiusa, sempre più smarrita.

Fuori il mondo sembrava capovolto: stima e rispetto, educazione e sensibilità, anche affetto a volte. Senza bisogno di combattere, senza dover nemmeno chiedere.
E le ore che trascorreva fuori erano sempre di più.
Finché se ne andò.

Solo una cosa portò con sé, in un piccolo luogo dentro l’anima:
tutta la sua impotenza.

domenica 2 novembre 2008

Ci sono



Ci sono quelli che: “ma come hai fatto a resistere fino ad ora!”
Quelli che: “dovevi reagire subito”
Quelli che .. adesso è troppo!
Quelli che sono rimasti in silenzio e non hanno preso posizione (magari dentro di loro sì?)
Quelli che non si sono posti domande, e quelli che ancora se ne stanno facendo.
Quelli che hanno difeso l’indifendibile perché in fondo non gli sei mai piaciuta.
Quelli che hanno chiacchierato ma poi non hanno agito.
Ci sono le persone lontane. Per estrazione geografica o solo perché non le conosci a fondo. Ti mandano un segno di solidarietà, anche solo un “mi dispiace”.
E poi ci sono quelli che spariscono, di nuovo.

Ma prima di tutto c’è miss_v, quello che ne resta, ogni volta.
La delusione, ma anche la speranza;
le fragilità, le insicurezze, la rabbia;
la mortificazione, ma anche la rivendicazione dei propri motivi.
La confusione, il bisogno di silenzio, chiudersi la porta alle spalle e tenere tutto fuori, almeno per un po’.
La forza e il coraggio di guardare in faccia gli errori, riconoscerli, comprenderne le ragioni.
E correggere, per quanto possibile.

Ma lasciare andare tutto ciò che non è necessario.