sabato 27 febbraio 2010

La Grande Illusione

Ti svegli alle 10 al trillo di un messaggio:
la tua amica più cara che ti porta con sé anche quando svalica i confini della prigione per una sola giornata di festa a forma di pallone ovale, nella città eterna.

Guardi fuori e c'è il sole, tiepido, il cielo è limpido e pulito e il primo pensiero corre veloce alla tua cucciola che attende, sempre pronta, di scorrazzarti tra le curve dolci della collina torinese.

Colazione, doccia, vestizione.
Guardi di nuovo fuori e vedi il cielo coperto di un manto che non sono nuvole, ma una cappa omogenea e grigia, l'aria è diventata frizzante e il sole, scomparso, non scalda più.

E anche oggi Lei rimarrà spenta e ferma.
E tu, con l'amaro in bocca,
riorganizzi il sabato pomeriggio come fossi una persona qualunque.

lunedì 22 febbraio 2010

More than words

Solo le parole
le mie
quando le trovo
perfette
le infilo
nello spazio che è loro
le sento risuonare
armoniche

Solo le parole
le mie


sabato 20 febbraio 2010

Alchimia

Quando lo fai con lei i tuoi gesti sono battiti d'ali.
Mentre sfili le ciocche più fitte
disegni la linea della frangia
sfumi i capelli sulla nuca
si sente l'universo che s'agita
i pianeti svolazzano
le stelle brillano
un vortice di meteoriti sfavilla nell'immenso vuoto e buio e
lo illumina
accende tutto
esplode e
un'opera d'arte è la sua testa finita.
Quando slacci dal suo collo la pettorina
indugi su di lei
la guardi fiero
come non fai con nessun'altra.

giovedì 18 febbraio 2010

Less is more


Voglio spalmarmi sul divano con la coperta gialla sulle gambe e il tea caldo al limone. Voglio spengere il cervello pensante e i pensieri cervellotici. Voglio la luce soffusa e fluttuante nel buio silenzioso etereo. Voglio immergermi in una vasca d’acqua bollente, al suono ovattato del subacqueo. Voglio abbandonare le perifrasi e indicare netto, ma con garbo.

Garbo?
Sì, Greta, classe sopraffina di donna in bianco e nero.

Voglio chiudere gli occhi e inventare spazi aperti senza rischi, volti fluidi tutti belli, corpi perfetti e anime sgombre da metastasi. Voglio immaginare la vita che ho con colori tenui, sfumature soffici, senza angoli né linee rette, curve dolci e salite appena accennate; fumetti senza parole, solo sguardi veri e sorrisi muti per trasmettere bisogni e desideri. O per non sentirli. Voglio bruciare le tappe e pentirmi, attendere paziente e rimpianti. Voglio lavarmi col sapone delicato al profumo di violetta e imbandire la tavola della festa, mettere le carnose calle in un vaso trasparente e aspettare l’ora giusta.

__ InTeRnAzIoNaLe __

Vergine (23 agosto - 22 settembre)

Stai affaticando così tanto la tua psiche che se ti guardo sento io il bisogno di riposarmi. Perciò non voglio incoraggiarti a seguire la tua inclinazione a fare sempre il tuo dovere fino allo sfinimento. E, anche se ammiro il tuo perfezionismo, non voglio spingerti a seguire questa tua tendenza. È con grande sollievo, quindi, che ti consiglio di prenderti una settimana di vacanza dai comportamenti appena descritti. Prova a fare degli esperimenti giocosi e caotici, che al momento sono più consoni alle tue necessità. Cerca di esplorare senza scopo e di improvvisare a ruota libera.

mercoledì 17 febbraio 2010

Amaro

Quel gusto sgradevole che si appiccica addosso, irrita la pelle, s'insinua tra le pieghe dei sentimenti. Che il tempo curerà, ma adesso c'è, sottrae il sapore buono che la vita ha.

Una sensazione di inganno, disonestà intellettuale nutrita da scialbo vittimismo, alla meschina ricerca di consensi per avvalorare se stessi, punge così forte da non poterla ignorare.
Disagi personali e dolori intimi con fiducia condivisi, scaraventati nel calderone della superficialità, con vigliacca e spavalda speranza di ferire, nel vano tentativo di minare equilibri fragili eppure forti e costruire la più vuota delle opere inutili: la vendetta. Cieca, come lo è ogni atto quando le emozioni sovrastano la ragione, baluardo unico ma saldo per la tutela dell'anima.

Quanta colpevole distruzione
Quanta incosciente dissipazione di energie
Quanta drammatica debolezza


Rabbia e sofferenze mai inflitte volontariamente armate con lucida crudeltà; vili abusi i proiettili esplosi con il solo intento di calpestare ogni valore, annientare ogni cellula sana di esseri imperfetti. Mistificazione delirante dell'essere umano e del suo opporsi ad arroganza e superbia, è la ciliegia acida su una torta indigesta. Patetici e penosi il contesto e la cornice, l'intenzione e il gesto, la parola e il silenzio.
Nulla è salvo.

Amaro.
Quel gusto sgradevole che contagia, inquina, infetta lo spirito innocente ma non ingenuo, fiducioso ma non sciocco, aperto per scelta e non per pretesa, sottrae il sapore buono che la vita ha,
la mia vita ha.
Quello che adesso c'è, ma il tempo guarirà.


Che cali il sipario, che si annulli la rappresentazione, che si chiuda il teatro, che sia condannato a morte l'autore della più rivoltante tragedia mai scritta.

martedì 9 febbraio 2010

Stregata



Te l'hanno mai detto che il vero attore non recita, mai, mai
Te l'hanno mai detto che il vero attore non recita, mai

Ricordi ricordi vorrei tu ricordassi
i miei occhi fissi i miei, per sostenerti
non stanno mai fermi
non stanno mai fermi
ho fatto e farò ciò che c'è in mio potere
ho fatto e farò ciò che c'è in mio potere

Avanti, va avanti voglio sentire il seguito
Avanti, va avanti voglio vedere il seguito
Avanti, va avanti
voglio vedere
voglio vedere
ho imparato per te solo per sostenerti

Sei stato tu a minar la convinzione
che il bravo attore non reciti mai
Sei proprio tu che mi getti nel dubbio
l'abisso che ormai è dentro un po' tutti noi
Mi hai detto lo stomaco mi costringe i secondi
lo stomaco mi costringe i secondi
lo stomaco mi costringe i secondi
lo stomaco mi costringe i secondi

Ieri all'oblio ho spuntato una vittoria la guerra non è vinta ma mi basterà trascrivere il mio nome ho preso ieri una decisione sapesse che tortura, decidere, se renderla partecipe oppure alquanto ostile c'è una cosa che, sa, non mi fa dormire quanto l'ultima, parola stia al rancore tanto l'insonnia questo e non ho pianto e ho riso in mezzo a tanti e sola al cimitero degli inglesi e non c'è prezzo per la condizione di chi giace e poi risorge comprendendone la mole ho preso ieri una decisione spero sia stato un bene

Ma c'è un particolare
non mi lascia dormire
la dignità incostante mal ripaga il cuore
la dignità incostante mal ripaga il cuore
la dignità incostante mal ripaga il cuore

Simona Gretchen, 2009

sabato 6 febbraio 2010

La sera in cui tutto mutò

Non era solo quando entrò.
Con lui appollaiato sullo sgabello più alto stava uno sconosciuto disinvolto.

Le parlò di una Terra lontana, destinazione imminente di sogni e progetti non suoi. Lei non udiva parole, solo il battito del suo cuore, un tamburo inarrestabile e forte, suonava un ritmo misterioso e solare. Vedeva solo i suoi occhi brillare, le sue mani componevano scene di vita non ancora accadute, il suo sorriso conquistava
l'uditorio silente, il suo sguardo emanava malinconia, antica mestizia di una notte fredda e incolore.

"E' tardi, si chiude!"

Nessuno si accorse che fuori pioveva quando dentro splendeva un sole caldo d'estate e di mare, di spiagge bianche sulle quali dormire, sognare, morire.
La guardò smarrito, ma subito un lampo illuminò i suoi occhi nocciola: mimò l'apertura di un ombrello, lo alzò sul suo capo e le offrì il braccio libero.

Se ne andarono così, il braccio di lei avvolto su quello di lui, con un ombrello immaginario sulle teste vicine, stretti nel loro primo amore.
E nemmeno una goccia li bagnò.

Inviato da iPhone

La farfalla

Una donna s'infiamma per niente (proprio niente?)
Una donna non condivide (davvero?)
Una donna costruisce (barriere?)
Una donna dietro un vetro (una campana?)
Una donna protetta (isolata?)
Una donna dentro cui non si entra, un cuore cui non si accede
(non c'è la strada? Non c'è la porta? Non c'è la chiave?)
Un rubinetto perde acqua, un'immagine riaffiora, un'altra si perde nella memoria. Una risata riecheggia, al buio, nel silenzio di una stanza senza tende, finestre libere da cui filtra il sole del mattino che inonda lo spazio vuoto, in un angolo solo un letto, grande, ha una coperta arancione e piedi di legno chiaro, tranne uno: è colorato di nero ma è nascosto.

Che dicevi? Una donna?
Si, lo dicevo, dicevo una donna.
Giovane?
Giovane si, ma dentro vecchia.

Qualche volta la vedo: si accascia sul tavolo e piange, singhiozza come una bambina (che non trova più i genitori?) che si è persa. Vede una farfalla, smette di piangere, la insegue e sorride. E' colorata e si libra nell'aria, si appoggia su un fiore e su un altro e poi un altro e la bambina dimentica che si è persa, saltella nel prato con la farfalla. E' felice adesso! Finchè può inseguire la sua farfalla, vedere le ali che sbattono allegre, è felice.
Potrebbe essere peggio, potrebbe perdersi per sempre in quel prato fiorito, il prato potrebbe coprirsi di un manto nevoso, la neve potrebbe nascondere la strada di casa.
Allora si, che avrebbe paura.
Allora si, che sarebbe finita.


Inviato da iPhone

giovedì 4 febbraio 2010

Pensan pensando

L’egocentrismo è considerato un difetto anche quando si mettono al centro dell’attenzione i lati di sé ridicoli e imbarazzanti per il comune senso del pudore.

C’è un continuo sforzo a “volare basso”, tenere un “basso profilo”, non allontanarsi troppo dalla mediocrità media che accomuna la maggioranza. Ma alla fine paga chi? Cosa?

Io penso che ci siano molte persone interessanti e originali al mondo, che raramente, quasi mai, ci s’imbatta in cervelli e animi totalmente vuoti o banalmente sciocchi. Il vero dramma è che la maggioranza teme di mostrare le proprie qualità, non sfrutta il sacrosanto diritto di esprimere se stesso liberamente. Sembriamo tutti mollemente omologati, livellati verso il basso ovviamente, e i rari casi di persone libere appaiono eccezioni, amate o odiate, dunque isolate, emarginate, infinitamente sole. Perché, che tu sia posto su un piedistallo o gettato nel cesso, sei ugualmente solo.

In questi giorni si verificano eventi politici drammatici, contemporanei a una crisi economica che sta lasciando senza lavoro un mare di persone, che per quanto facciano baccano e sit in e presidi non vengono minimamente cagate, in primis dalla gente comune, persone simili che domani potrebbero essere lì, al posto loro. È che basterebbe usare ognuno un cervello, magari il proprio, per intuire il senso di certe manovre e per riappropriarsi del potere che ci appartiene.

Perché basterebbe che di un film super pubblicizzato non si comprasse nemmeno un biglietto;
che alla partita di una sola domenica, non andasse nessuno;
che una sola sera tutti i televisori del Paese fossero spenti;
che un solo giorno nessuno comprasse un giornale;
... e così via.

Un gesto puramente simbolico con due obiettivi:

1- Generare autoconsapevolezza del proprio potere come cittadini pensanti che scelgono liberamente e non per induzione;

2- Dimostrare a coloro che detengono il potere quanto questo sia in realtà fatuo, inesistente, completamente dipendente dalla volontà dei cittadini, direttamente proporzionale allo stordimento delle persone, che, quando sveglie, possono ribaltarlo con un solo semplice atto

Perché il potere è nelle mani di pochi solo in quanto la maggioranza non approfitta del proprio e si lascia manipolare. Perché la sera arriviamo stanchi a casa, alla fine di una giornata di lavoro che probabilmente nemmeno ci piace e ci aspettano altre incombenze e non abbiamo voglia né tempo per occuparci del nostro Paese. E allora usciamo, ci svaghiamo o ci mettiamo davanti alla TV sperando di vedere la peggiore delle cagate che ci distragga da tutto e ci faccia un po’ ridere e molto poco pensare (e non oso dire emozionare).

Siamo completamente privi di senso civico.


"La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione".

Giorgio Gaber


lunedì 1 febbraio 2010

Aperitivo

Primo febbraio duemiladieci

Sogni inconclusi si infrangono alla luce di un mattino freddo di febbraio, mentre cammina rapida di fretta e umida di doccia. Il merletto della gonna si infila pericolosamente fra i bottoni degli stivali, ostacola la corsa alla meta. La meta e' lontana: un chilometro e mezzo andata, un altro e mezzo ritorno, in tutto tre, tre chilometri quotidiani per cinque giorni fanno quindici, cifra di spigoli e di punte. 

Le mani scarne premute nelle tasche profonde della giacca piu' accogliente. 
L'aria e' così pungente che fa male a respirarla, le narici bruciano mentre aspirano odori misti di sonno e di città.
Il sole già alto, quant'e' tardi! scalda appena il viso nascosto tra i capelli irrequieti, ciocche spettinate ricadono su ciglia truccate. 
Le labbra ferite dal gelo, bramano carezze e superfici morbide sulle quali scivolare, assaporare gusti nuovi, speziati, non troppo dolci non troppo amari. 

E la mente va...
oscilla tra parole pronunciate,
ingannate da emozioni rivoltose,
ed altre ancora in bilico,
sospese a fior di lingua,
intrappolate,
semplicemente mute.