mercoledì 29 febbraio 2012

Risposte dall'inconscio

Sogno nitido, ma pochi ricordi.
C'ero io, c'era Andrea, c'era Michi. E i loro amici, credo. Mi stavano raccontando d'essere andati a vedere qualcosa che sanno io amo moltissimo ma loro affatto, tipo un live dei Marlene. Ero scioccata che non m'avessero invitata. Reazione mia tipica: raggelata, bloccata, incapace di esprimermi. Ho sentito (e lo ricordo con chiarezza) il freddo attraversarmi dentro, da capo a piedi. Quella sensazione di gelido smarrimento che provo ogni volta che subisco un rifiuto. E ho tentato di nascondere i miei sentimenti, di non trasmettere il mio disagio. Abbiamo parlato ma non ricordo i dettagli. Solo una frase di Andrea: "Ora capisci perchè la gente ha paura di te?". In quel momento so di aver capito, anche se ho dovuto riflettere un po' e ho sentito qualcosa ribellarmisi dentro. Anche Michele ha rincarato la dose, non ricordo le parole esatte, ma sembrava che tutti sapessero perfettamente qualcosa che solo io faticavo a cogliere fino in fondo. Per loro invece era di un'evidenza cristallina.

Inviato da iPhone

Milady

Ho una voglia di moto che mi manca il fiato.
So che quando girerò la chiave e sentirò quel fischio,
e il suo suono rotoloso,
il mio cuore salterà un battito.
A presto, cucciola.

Rimbombano Marlene Kuntz

Dopo una giornata di lavoro finita a mezzanotte o giù di lì ... tornando a casa mi risuonano insistenti nella mente questi versi:

"Nasconderò con miele colante il vuoto che avanza
io, ora, nasconderò
dove vivevi tu.
Dove vivevi solo tu"

L'ascolto tutta. Più volte. E vado a nanna.

domenica 26 febbraio 2012

Povero Shakespeare

"Vivere nell'inganno è facile ed è la nostra condizione naturale, e in realtà questo non dovrebbe dolerci poi tanto. Si ricorda che tutti viviamo, in maniera parziale ma permanente, subendo l'inganno oppure praticandolo, raccontando soltanto una parte, nascondendo un'altra e mai le stesse parti alle diverse persone che ci circondano. E tuttavia, a quel che sempbra, non siamo del tutto capaci di abituarci a ciò. E quando scopriamo che qualcosa non era come l'abbiamo vissuto ci si pressenta nella vita reale quel dilemma che può tormentarci così tanto e che in grande misura è il terreno della finzione: non sappiamo più come abbiamo vissuto ciò che abbiamo vissuto, se è stato quello che abbiamo creduto fino a quando siamo stati ingannati o se dobbiamo gettare tutto quanto nel sacco senza fondo dell'immaginario e tentare di ricostruire i nostri passi alla luce della rivelazione presente e del disinganno".
Ottima intuizione, caro Javier Marìas, ma c'era veramente bisogno di scrivere un romanzo di 300 pagine ripetendo all'infinito le stesse parole e le medesime scene in una ridondanza asfissiante e snervante che ho combattuto per tutto il libro mandandoti affanculo ogni volta che l'ho richiuso, estenuata, dopo l'ennesima ripetizione, sconfitta da tanta inutile prolissità?

Ma forse l'hai pensato anche tu di te stesso se hai sentito la necessità di redigere un esplicativo "Epilogo" per affermare con chiarezza ciò che evidentemente non ti sentivi sicuro di aver trasmesso attraverso la sola storia.

Il massimo di te però l'hai dato nella "Nota per appassionati di letteratura" in cui ti vanti di usare per titolo una citazione dal Macbeth (per la seconda volta) che nessuno ha riconosciuto al contrario della prima solo perchè questa volta (al contrario della prima) non l'hai dichiarato tu stesso.

Il romanzo è Domani nella battaglia pensa a me.
Il consiglio è: non leggetelo.
Io ve l'ho detto.

sabato 25 febbraio 2012

E queste me le chiami scuse?

Ciao, volevo chiederti scusa per come mi sono comportato quella domenica, comunque puoi andare a casa di tua madre quando vuoi ed evita di fare la vittima visto che hai cominciato tu.

La bottiglia

Ho vinto io,
lei non fa più parte della mia vita,
solo tenta di sedurmi nei momenti più tristi
e vuoti.
Ma io la svuoto nel pozzo delle rivalse
della volontà
e delle scelte
giuste.

To be continued...

venerdì 24 febbraio 2012

Tutto sommato non mi lamento

C'è voluto un uomo per convincerla ma l'obiettivo è stato raggiunto: ho pianto per un'ora.
Di risate. Sovrasto e anticipo: rumorosa di risata e rapida di cervello.
Il tappeto nuovo è così morbido che mi ci sdraio mentre mi spoglio (alcool effects).
Da oggi ho un avviso sul telefono che trilla due volte al giorno, da lunedì avrò un molare di meno.
Litigo con il lampadario nuovo di carta arancione, rischio la scossa e il volo ma vinco io.
Rifaccio il trucco al "vecchio" blog, chè anche se ho creato un sito tutto nuovo, resta il primo amore e chiuso non lo posso vedere. Ho sempre troppe cose da dire, fare, pensare, lettere (il testamento anche no) per avere "solo" un sito.

Impura e imperfetta

L’acqua distillata non è un buon conduttore. Per poter condurre l’elettricità, l’H2O deve contenere impurità sotto forma di sali. Nei prossimi giorni faresti bene a tener conto di questa lezione, Vergine. Se ti sforzi troppo di essere limpida e trasparente, una parte dell’energia caotica ma fertile e rinvigorente della vita non potrà scorrere dentro di te. Per questo ti consiglio di provare a essere almeno un po’ impura e imperfetta. Impara dal disordine, goditelo, accoglilo con gioia, non ti limitare a tollerarlo.

lunedì 13 febbraio 2012

Differenze

Giorni fa incontro per caso una compagna del Liceo dopo 12 anni dall'ultima volta.
Mi fa l'elenco dei figli partoriti nel frattempo dalle compagne che ancora vede e sente.
Infine mi chiede:

"E tu? Che hai fatto?"
- Ho usato precauzioni!

sabato 11 febbraio 2012

Topi

Stamane, poco prima di svegliarmi, ho sognato topi.
Piccoli e grigi, uscivano da un buco della parete della camera da letto, in alto, accanto alla finestra, sopra il divano. Trasportavano cibo.
Ci accorgevamo (io e chi?) di movimenti strani nella casa e indagando meglio, scoprivamo prima uno solo, poi 4 o 5 topini grigi che dalla stanza correvano rapidi in cucina con pezzi di cibo sulla schiena, come fanno le formiche con le briciole.
Allora dicevamo: "Eliminiamo il cibo così non torneranno più in casa!".
Li seguivamo per tutto il tragitto e ci bloccavamo al loro arrivo a destinazione, io e un cagnone nero tipo bracco dal muso quasi umano tanto era sorpresa e buffa l'espressione che mi rivolgeva davanti a questa scena. Mi sembrava che oltre a noi ci fosse un esercito di animali domestici diversi ad osservare e seguire i movimenti di questi roditori.
Quando mi sono svegliata per prima cosa ho guardato quel punto della parete per verificare se ci fosse un buco, ma no.
Sollievo.

venerdì 10 febbraio 2012

Corazon

Me importa un pito que las mujeres tengan los senos
como magnolias o como pasas de higo;
un cutis de durazno o de papel de lija.
Soy perfectamente capaz de soportar una nariz que sacaría
el primer premio en una exposición de zanahorias.
Le doy una importancia igual a cero,
al hecho de que amanezcan
con un aliento afrodisíaco
o con un aliento insecticida.
¡pero eso sí! — y en esto soy irreductible — no les perdono,
bajo ningún pretexto, que no sepan volar.
Si no saben volar pierden el tiempo conmigo.

[Mario Benedetti – El lado oscuro del corazon]

Intelligente Desiderio

In base ai presagi astrali, ecco quello che prevedo e ti auguro per il prossimo futuro: diventerai un esperto di tentazioni. Non solo saprai attirare lusinghe e seduzioni, ma avrai un sesto senso per distinguere tra tentazioni buone e cattive, tra provocazioni che soddisferanno le tue più fervide speranze e trappole che ti faranno perdere la tua integrità. E quando ti imbatterai nella tentazione più vivificante e nobilitante saprai esattamente come usarla per impazzire di intelligente desiderio.

Sud

E se stai dormendo
non ti disturbo.
Perchè vorrei parlarti
come ho fatto sempre.
Quel sempre che non è più,
un tempo
che è volato puff

mercoledì 8 febbraio 2012

G.

8 Febbraio 1976 - 15 Giugno 2009

Come le lacrime
precipito in un angolo
raccolgo l'ultima carezza che mi fa sentire viva
Sopra le foglie verdi e sotto i piedi fragili
un canto per la tua partenza ed un saluto dalla riva
Oggi rinasce una parte di te
quella più vera
libera di andare dove non c'è più paura
Oggi rinasce una parte di me
che non conosceva il buio stretto
intorno al cuore
buio che non vuol sbiadire
Ma il cuore lo sa dove può cercarti
il cuore lo sa dove può cercarti
Come le navi che sfidano le rapide
lascerai ogni certezza
per sentirti ancora vivo
Oggi rinasce una parte di te
quella più vera
libera di andare dove non c'è più paura
Il cuore lo sa dove può cercarti





martedì 7 febbraio 2012

Silenzio

Ho solo bisogno di silenzio.. tanto ho parlato troppo è arrivato il tempo di tacere, di raccogliere i pensieri allegri.. tristi.. dolci.. amari.. ce ne sono tanti dentro ognuno di noi. Gli amici veri, pochi, uno..? sanno ascoltare anche il silenzio, sanno aspettare.. capire.. Chi di parole da me ne ha avute tante e non ne vuole più, ha bisogno, come me.. di silenzio.

[Alda Merini]


San Valentino

Mio nonno mi chiamava solo una volta l'anno: per il mio onomastico.

La sera del 14 Febbraio squillava il telefono di casa dei miei mentre eravamo tutti a tavola e mia madre, che sedeva alla mia destra e alla destra di mio padre, mi lanciava un'occhiata e diceva: "Vai a rispondere, è tuo nonno che ti fa gli auguri". Io, 'a verità, entravo un po' in panico: anche a 900 km di distanza avvertivo quella sensazione di disagio e soggezione che mio nonno suscitava in me di persona, quando per tre settimane l'anno stavamo accampati a casa sua in agosto, per quelle che sono state le mie vacanze estive, nei primi 14 anni della mia vita.

Sì, perchè mio nonno era un omone: non altissimo ma molto grosso, aveva un pancione e delle braccione e manone (o almeno così mi sembravano quand'ero una bambina timida e silenziosa al limite dell'asocialità), che quando mi si avvicinava per rivolgermi la parola nel suo dialetto grezzo, scevro di fronzoli e tenerezze, mi faceva sentire smarrita e mi paralizzava finchè qualcuno non veniva in mio soccorso. Però, quando la sua bocca accennava appena a distendersi in un sorriso, molto raro con i bambini, ti faceva squagliare ogni liquido corporeo.
Non è che non capissi il napoletano, anzi: era la "lingua" che i miei genitori usavano in casa da sempre. Quello che mancava tra noi era la comunicazione affettiva. Non capivo quanto fosse a suo modo affabile anche se burbero. Nei miei incubi di bambina, era colui che appena nata, dopo giorni di pianti isterici che mia madre placò infilando i plasmon nel biberon del latte caldo, esasperato sbottò: "Ma perchè non la vendi al mercato 'sta creatura!?", con quell'ironia paradossale tipica del napoletano, altrimenti detta "arte d'arrangiarsi". Crescendo, quando iniziavo ad acquisire carattere e sicurezza in me stessa, stabilimmo anche un rapporto onesto e quasi alla pari: ricordo che lo stupivano la mia irruenza e determinazione.

Insomma, mi alzavo e andavo in corridoio dove stava il telefono fisso, non esistevano ancora i cellulari e nemmeno avevamo il cordless:

"Pronto?"
- Valantì? Sei Valantì? (perchè in napolenato "en" si pronuncia con un nasale "an", come in francese)
"Sì, nonno, sono io, ciao"
- Eh... oggi è 'u nomme tuo, è vero? (è il giorno del tuo nome)
"Sì, nonno, è San Valentino"
- Auguri Valantì!
"Grazie, nonno"
- Stai bene?
"Sì, 'u no', sto bene e tu?" (sì, nonno)
- Anch'io, anch'io. Allora stamm' buono e saluta a mamma e papà

E riagganciava.

Faceva il cuoco sulle navi con cui ha girato tutto il mondo. Da quando era in pensione, usciva in barca tutte le mattine alle 5 a pesca di polpi. Ne prendeva sempre qualcuno, rientrava in porto che il mercato del pesce era nel vivo, faceva il giro dei banchi e tornava sempre a casa con i frutti di mare freschi che mangiavamo a pranzo, quasi sempre crudi, solo spruzzati di limone.
Mio nonno "sapeva" sempre di pesce e acqua salata, aveva la pelle cotta dal sole, il volto rugoso, gli occhi chiarissimi e curiosi, una grande testa pelata. Lo chiamavano Rafele 'O Capicchione (Raffaele Il Capoccione). Si fermava e ti guardava con l'espressione interrogativa di chi ha ancora voglia di conoscere altri dettagli.

Tutti i suoi nipoti primogeniti maschi hanno preso il suo nome, tranne mio fratello.
Tutte le nipoti femmine hanno preso il nome di mia nonna, tranne me.
Niente di strano: nell'economia di quella famiglia noi eravamo "I Torinesi", gli unici nipoti nati in una città diversa da Napoli.

Mio nonno è morto nel 1998. Da allora non sento più la sua voce allegra che piomba in mezzo alla cena di San Valentino per dirmi solo: "Valantì, sei tu? Auguri!"

lunedì 6 febbraio 2012

Writing

Una settimana di neve e Murakami mi ha ripulito il cervello e scatenato uno strano istinto di sopravvivenza. Ho addirittura sentito il bisogno di perdonare, ma me lo sono ricacciato dentro chè non è ancora tempo.

Oggi ho rimesso in moto la macchina rimasta sommersa sotto una coltre di neve e ghiaccio che non accenna a sciogliersi e sono andata alla conquista del mondo. Non posso più andare a pranzo da mia madre, la domenica, allora ho dirottato l'auto verso Le Gru.

Due romanzi: "Domani nella battaglia pensa a me" e "Un cuore così bianco". Sono di Javier Marias, non leggo spagnoli da un po', ne ho bisogno. Non ho trovato il TAMPS di Catalano, ma la cassiera di Feltrinelli, in quell'inferno di demenza da centro commerciale, si è illuminata quando gliel'ho chiesto ed era stradispiaciuta di non averlo. Mi ha chiesto quand'è il prossimo reading, mi ha salutato dicendo "Ci vediamo al suo spettacolo!" .. bella!

Ho preso i miei quaderni, i Moleskine grandi senza righe, quelli con le pagine seppiate e la copertina nera, gli unici su cui riesco a scrivere perchè anche la scrittura vuole i suoi strumenti e riti ed io stavo morendo di sterilità senza, perchè il PC non è la stessa cosa. Non per me, almeno.

Questa è fantastica!
Digito su google le parole "Scrivere fino alle ossa", cerco il libro della poetessa americana che ho letto tante volte per linkarlo qui, mentre scrivo di strumenti di scrittura e tadaaaaan! Primo risultato della ricerca:


Emozionante!
Bello il template, mi piace da morire.
E d'un tratto, catapultata indietro di dieci anni, mi rivedo esattamente com'ero: 26 anni, capelli lunghi, magrissima, convivevo da un anno e mezzo ed ero già alla frutta. E il mio cane e Irene e la mia famiglia e mio padre... quelle parole su mio padre: "E stamattina mio padre mi ha fatto sapere che c’è, che non devo drammatizzare, che le discussioni ci sono ma poi passano come tutto il resto…"
Bello, pulito, elegante e fresco. Bianco.
Sono passati dieci anni e uso ancora Licuadora: qualcuno ne sarà orgoglioso...


PS: Eccerto! Il libro che cercavo è stato orrendamente tradotto in "Scrivere Zen", ma il titolo originale è "Writing down the bones". E tutto torna.

Eccolo, intero, così ripasso un po' d'inglese Writing down the bones

sabato 4 febbraio 2012

TAMPS

– ti amo ma posso spiegarti
le dissi
– un ottimo titolo per un libro di quelli che vanno adesso
mi disse
– sì ma io te lo dissi per davvero
le dissi
– non sprecarlo con me, facci un bel romanzetto di giovanilismo
alla moda
mi disse
– ma scusa, cristomadonna, io ti dico una frase d’amore e tu mi
dici di farci un titolo di merda?
le urlai
– non t’incazzare, lo dico per te, con un buon titolo hai fatto il
cinquanta per cento
mi sussurrò
– allora senti questo – le dissi – cazzi ne hai presi più tu che un
esercito di mignotte da sbarco
– sei un cretino, e poi è vecchio, e poi l’Einaudi non te lo passa
– e la Feltrinelli?
– neanche
– la Mondadori?
– manco la Mondadori
– dici?
– dico
– ci vieni con me a limonare duro al concerto degli ACDC
conosco uno che monta i palchi e ci fa entrare gratis?
– no
– fa schifo
– dici?
– dico
– mi trovi basso?
– sì
– mi trovi grasso?
– sì
– potresti trovarmi se mai mi perdessi?
– farei del mio meglio
– quindi?
– quindi mettiti comodo e spiegami dettagliatamente questa cosa
curiosa che mi ami, cercando di essere convincente come se
stessi tentando di persuadere un intero plotone d’esecuzione
pronto a far fuoco sul tuo corpo inerme, a graziarti
– come titolo non è un po’ lungo?
– fai tu

Miraggi Edizioni - Guido Catalano

giovedì 2 febbraio 2012

Vedi tu

Il comico Louis C.K. ha raccontato che una volta sua figlia aveva la febbre e le ha dato una medicina che sapeva di gomma da masticare. “Che schifo!”, si è lamentata lei. Louis era esasperato. “Non puoi dire ‘che schifo!’”, le ha risposto. Con questo voleva dire che essendo una ragazzina bianca americana era tra le persone più fortunate del mondo, sicuramente più fortunata di tutti i poveri bambini che non hanno nessuna medicina, e meno che mai una che sa di caramella. Vorrei farti la stessa obiezione, Vergine. Nell’ordine generale delle cose, la tua sofferenza di questo momento è ridicola. Cerca di pensare a tutte le fortune che hai e non a quel piccolo disagio.