sabato 31 gennaio 2009

Crescere

Dopo un po' impari
la sottile differenza
tra tenere una mano
e incatenare un'anima.

E impari che l'amore
non è appoggiarsi a qualcuno
e che la compagnia non è sicurezza.

E inizi a imparare
che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.

E cominci ad accettare
le tue sconfitte
a testa alta e con gli occhi aperti,
con la grazia di un adulto
non con il dolore di un bimbo.

E impari a costruire
tutte le tue strade oggi,
perché il terreno di domani
è troppo incerto per fare piani.

Dopo un po' impari
che anche il sole scotta
se ne prendi troppo.
Per ciò pianti il tuo giardino
e decori la tua anima
invece di aspettare
che qualcuno ti porti i fiori.

E impari che puoi
davvero sopportare
che sei davvero forte
e che vali davvero.

Veronica A. Shoffstall

venerdì 23 gennaio 2009

Questa settimana

Vergine (23 agosto - 22 settembre)

"Molti si sentono in colpa senza motivo", ha scritto il giornalista Sydney J. Harris, "così possono soffocare il loro senso di colpa quando dovrebbero veramente sentirsi in colpa". Il tuo compito, Vergine, è capire se lo fai anche tu. Abbi il coraggio di tirar fuori le cose per cui dovresti sentirti in colpa e che hai rimosso. Se capirai cos'hai da espiare (e lo farai), sarai inondato da energie cosmiche favorevoli.

internazionale.it

Rabbia

Ancora.

Mi assale, mi acceca, mi soffoca.

E' sempre la mia prima reazione alla sofferenza, alla delusione, quando sento l'ennesimo oltraggio alla mia persona, alla mia parte più profonda.

Quelle parole hanno aperto una porticina interiore, mi hanno mosso qualcosa dentro, sono bastate poche lettere, ma giuste, scritte male, ma giuste.

Una parte di me è ancora lì e io non so quale sia.
E' quella autodistruttiva?
La boicottatrice?
Il ragazzino disperato che si è gettato ai miei piedi l'altra notte?

O è la parte di me che ha amato e ha creduto nei sentimenti che ha provato?

Sveglia dalle cinque.
A volte il mio letto diventa una prigione.
Ho bisogno di alzarmi, di stare in piedi.

Mi fermo troppo presto.
Dovrei piegare le ginocchia, quelle ferite nella caduta, per ricordare che chi non le piega mai rischia di spezzarle. E scendere più giù.
Non sono pronta.
Ho paura.

Semplicemente, non voglio.

sabato 17 gennaio 2009

Sole! Sole! Sole!


e ..................... quattro gradi!

Moto! Moto! Moto!

venerdì 16 gennaio 2009

Pa'

Una volta, da bambina, ero a casa con lui, soli.

Lui faceva la pennica pomeridiana e io .. giocavo.

Avevo questa strana abitudine di giocare nel bagno .. era lungo e stretto.

A un certo punto mio padre si sveglia .. stimolato da uno strano odore.

Si affaccia sulla porta del bagno ed io placida e interrogativa, lo guardo, indispettita dalla sua invadenza durante una delle mie creazioni. Sto dipingendo le mattonelle del bagno con .. mmm .. e come ve lo dico?

Insomma la puzza è asfissiante e mio padre è sul punto di vomitare .. ma!!! Forte e deciso mi preleva e mi porta fuori dal bagno e poi .. inizia a pulire tutto il mio disastro.

Questa storia la raccontava sempre nei momenti meno opportuni .. tipo .. durante le cene per presentargli il nuovo fidanzato.

Io fingevo imbarazzo, ma mi divertivo un bel po’ .. un modo come un altro per mettere alla prova i sentimenti del nuovo fidanzato.

Veggente?

Sì, una volta mi disse: “Vale, tu non sarai mai sola!”.
Aveva ragione.


Ciao pa', felice di aver tenuto la tua mano, alle 15 dell’8 maggio 2007.

Uova d'oro

"Caro Rob, ho delle uova d'oro grandi, lucide e bellissime. E questa è la buona notizia. Quella cattiva è che ci stanno mettendo troppo a schiudersi. Le ho tenute con grande amore e sollecitudine: le ho messe al caldo, cullate con le sinfonie di Mozart e ho formulato pensieri affettuosi nei loro confronti. Però sono ancora lì chiuse. Hai qualche suggerimento per accelerare il processo?". Vergine Impaziente
Cara Impaziente, per quanto ne so, le uova d'oro sono preziose così come sono: per il momento non è necessario che si schiudano.

internazionale.it

Buongiorno (per qualcuno Buona notte)

Nicole Kidman,

nel personaggio sensuale, scatenato ed a tratti demenziale di Satine,
seducente cortigiana in Mouline rouge,

sussurra al suo partner:

The greatest thing you'll ever learn is just to love and be loved in return

La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare!

mercoledì 14 gennaio 2009

Risvegli

Mi sono addormentata presto.

Ho sognato ma non ricordo.

Quando ho riaperto gli occhi erano le cinque e mezza.

Avevo due messagi da leggere. Due persone hanno pensato a me, mentre guardavano un film, mentre correvano in moto.


Ho letto un libro, ho tentato di ricordare il sogno, ho bevuto una tisana calda che alleviasse il freddo che sentivo dentro e il fuoco che zampillava nel mio stomaco.

Amo vivere da sola anche per questi momenti: non ci sono regole per stare svegli o dormire, aprire un libro alle cinque del mattino, accendere le luci in cucina, muovermi nella mia casa con la libertà di chi può scegliere ogni ritmo.

E' così che vorrei fosse anche la mia vita: scegliere senza condizionamenti, decidere liberamente.
Tutto.

So che posso farlo, so che lo farò.

martedì 13 gennaio 2009

Leggendo

Pablo Picasso
Femme dans un fauteuil rouge
1932



Scrivere vuol dire essere capaci di cacciare la testa nel buio,
essere capaci di saltare nel vuoto,
sapere che la letteratura è essenzialmente un mestiere pericoloso.

Roberto Bolano

Parla con lui

(ancora una volta il mio inconscio mi ha indicato la strada)

Il sogno.

Sono con mio padre, a piedi, camminiamo insieme.
Saliamo verso la piazza. Mi confida che stiamo andando a ritirare due torte in pasticceria, la mia preferita, e quella preferita da mio fratello.
È felice e soddisfatto della sorpresa, le ha ordinate per noi.
Quando arriviamo in piazza ci separiamo, io mi fermo accanto a un ragazzino con disturbi mentali. Lo conosco, mi parla, ma a un certo punto si accascia sui miei piedi, nota un’ammaccatura sul mio stivale e lo accarezza.
Io non lo tiro su di peso, ma mi inginocchio accanto a lui e gli parlo nell’orecchio. Con voce calma, ma ferma, lo convinco a rialzarsi.
Dopo poco mio padre torna, ma non ha né le torte né l’allegria con cui ci siamo separati poco prima. E il sogno si confonde e perde nitidezza.
Quel ragazzino ha notato l’ammaccatura sui miei stivali e li ha accarezzati.
Che cosa ti avrò sussurrato con amore e comprensione, all’orecchio?
Quale parte di me rappresenti?
La peggiore, quella così inaccettabile che risulta ai miei occhi “un disturbo mentale”.
Ma l’altra parte di me cosa fa?
Ti parla con amore, ti convince senza forzare, a rialzarti.
Devo parlare con te.
Devo consolarti.
Devo perdonarti.
Devo accettarti.
Devo amarti.

mercoledì 7 gennaio 2009

Inverno

Il momento in cui la neve è più suggestiva è all'alba. Quando fuori è ancora buio ma una luce fioca inizia a rischiarare il nuovo giorno. Il manto sulle strade è ancora intatto e i fiocchi cadono in vorticose piroette. Tutto intorno è silenzio, pochi passi umani, neppure un'auto che sbuffa. La luce è diversa, tutto riflette il biancore della neve e rende l'atmosfera unica.

E' un evento speciale, la neve.
Mi riporta ad un equilibrio che in questi anni si era perduto, rende inverno l'inverno.

Anche se non amo il freddo, non amo la stagione che rallenta ritmi e attività, che riduce i gesti a quelli indispensabili e rimanda il resto alla primavera, come regola la natura, oggi sento un inaspettato sollievo di fronte alla vita che ha ripreso il suo corso, ritrovato il suo senso.

Mi sento come l'orso che si rifugia nella sua tana per ripararsi dal freddo; cade in un sonno profondo, il corpo si raffredda, il cuore batte più lentamente, non sente più la necessità di nutrirsi.

O come la rana, che sprofonda nel fango degli stagni e vi rimane fino a primavera.


Il ritorno dell'inverno

Come un fanciullo che da un lungo viaggio
stanco ritorna al paese natio,
e dorme e si riposa,
così tranquillo, placido e sereno
è l'inverno che torna.

T. Ishikawa

martedì 6 gennaio 2009

Cozza (BA)


Ascendente

Ariete

Vivere in un paese libero è un grande privilegio. Chi può inseguire i suoi sogni senza doversi difendere continuamente dall’interferenza dello stato, dai condizionamenti della società dei consumi e dal fanatismo religioso è una persona fortunata. Ma questo ti sarà utile solo in parte se non hai ancora vinto la battaglia più importante, quella per la liberazione dalle abitudini inconsce e dai riflessi condizionati. Diventare una persona indipendente, libera dal proprio passato, è una delle imprese più eroiche che un essere umano possa compiere. E nel 2009, Ariete, potrai farlo meglio che in passato.

Bianco

Dopo una serata inquieta, interrotta presto per accoccolarmi sotto il piumone, in mezzo a soffici cuscini;

e una lunga nottata di sonno sereno,
o semplice coma,
in cui ho sognato ma non ricordo;

ho aperto gli occhi e avvertito un silenzio sospetto.

Neve.

Erano le sei.
L'atmosfera era quasi irreale, ha steso un manto delicato anche sul mio cuore, allentando l'ansia.

Sono uscita dal letto, e quando ho guardato fuori ho provato uno strano senso di pace, i pensieri si sono fermati, il mio corpo ha vibrato al suono del ricordo di me bambina, con il naso incollato al vetro, a seguire la discesa lenta dei fiocchi dal cielo.

Mi sono sentita TUTTUNO con il mondo.
Ho guardato le finestre delle case intorno e ho immaginato altri occhi a guardare muti e immobili lo spettacolo che la neve ha messo in scena.

I miei tormenti oggi sono spenti;
la festa della befana mi avvolge sempre con la grazia della sorpresa: la calza colma di dolci e un dono, il più desiderato e inatteso, che trovavo la mattina ai piedi del letto.

Ho compreso la causa dell'alterazione di un ritmo altrimenti preciso.

lunedì 5 gennaio 2009

Amare

Tra poco succederà.

Tra poco giungerà la tristezza, quella delle emozioni trattenute, non consumate.

Vorrei parlare con ognuno di voi, amarvi tutti e donarmi a ognuno nel modo che merita, nel modo che più soddisfa i vostri desideri.

Vorrei essere la vostra fonte di amore, accompagnarvi per mano, uno per uno verso il luogo dove sarete felici e appagati.

Vorrei darmi tutta per rendervi pieni, con il corpo e con l'anima, perchè io sono solo un mezzo.

Vorrei essere la luce che illumina la vostra strada, che vi mostra dove andare per essere voi stessi. Vorrei dedicare a ognuno tutto quello che sono e che può aprire un varco eccezionale nelle vostre anime. Vorrei innalzarvi fino a farvi venire le vertigini, fino a farvi girare la testa, fino a farvi sentire leggeri e liberi.

Vorrei essere sempre con ognuno di voi.

Ma questo accade già.
Io sono sempre con ognuno di voi.

sabato 3 gennaio 2009

Piccola creatura

Sei entrata senza fare rumore.

Eri così piccola che non sospettavo quanto potere potessi contenere.

Mi sorprendi ogni giorno, e ogni volta faccio un minuscolo passo indietro, ma forse non te ne accorgi nemmeno.

Forse sì.

Forse mi guardi arretrare, e con fatica avanzare di nuovo verso te. E vedi tutto, perchè il potere che porti con te è quello della saggezza, della comprensione, infine dell'amore.

Vorrei scrivere Grazie, ma non lo farò.
Ops! L'ho fatto, lanciando il sasso e nascondendo la mano, perchè so che non vuoi sentirmelo dire.

Vedo i tuoi occhi che diventano lucidi per la tristezza, ma anche le lacrime che scorrono quando ridi.

Amo la tua ironia, geniale, provo a pensare come te quando mi accorgo che mi sto prendendo di nuovo troppo sul serio.

E comunque l'underscore è fondamentale!

(Unisce senza legare)

Wind_of_Change

Scoperte

Oggi rivedo mio zio, il minore dei fratelli di mio padre.

Quello che mi contatta su facebook e mi scrive: "Nipò, quant stai bell vestut 'a motociclista!"

Quello che quando sono arrivata in ospedale quel giorno, con il mio braccio al collo e un padre in fin di vita, mi ha rimproverato con rabbia per non averlo avvisato prima.

Quello che poi ha guardato dentro i miei occhi e piangendo mi ha stretta a sè. Senza bisogno di aggiungere nulla.

Quello che qualche ora dopo la morte di mio padre mi ha accompagnata a comprare il pane: "Spicciati! Chè il supermercato chiude".

Quello che dopo cena ha voluto guardare le foto di noi, di mio padre e abbiamo riso per ore.

Quello che l'ultima volta mi ha detto: "Gli amici sono importanti, Valè, tu ne hai di amici? Amici veri, intendo. Non li perdere".

Quello che mi chiama Valè, sì, con l'accento!

Valentina

Chiudo gli occhi e provo a sentire quello che mi scorre dentro.

La sensazione più forte è di estraniamento.

Le percezioni sono affievolite dall’anestesia cerebrale.

La mia mente non cessa di vorticare da una persona all’altra, da una situazione ad un’altra, non so se si tratta di ansia, o solo preoccupazione o ancora un insensato, vano tentativo di riprendere il controllo di tutto. Tutto quello che sento essermi sfuggito. La comunità virtuale ha amplificato tutte le mie sensazioni, sento una ridondanza spaventosa, che a tratti mi fa temere la pazzia.

Mi scopro a mentire, omettere, evitare.

Troppi sanno troppo di me, mi sento nuda, smascherata.

Forse dovrei solo lasciarmi andare. Per la prima volta sembra che io sia davvero dentro, non sono più ferma su quella soglia ad attendere il momento giusto per entrare, che non arriva mai. Mi sento dentro, ma ho paura, mi sento troppo fragile, non mi sento pronta. Vorrei scappare, allontanarmi, nascondermi in qualche angolo protetto, se ne esiste ancora qualcuno.

Mi apro, ma un attimo dopo non reggo a me stessa.

Ferisco, offendo, deludo, tradisco. Ma non me ne accorgo, non sento le loro sofferenze, lo immagino con la mente ma non sento nulla.

Le mie difese non sono più efficaci. Non mi aiutano, non mi proteggono più.

Non mi sento sola, mi sento isolata. Dentro quella campana di vetro, ancora intatta, da cui posso vedere tutto, rimango inaccessibile. Giro in tondo come una trottola impazzita che non riesce più a fermarsi. Ho deciso mille volte sì e mille altre no. E con la stessa veemenza. Ho acconsentito con entusiasmo e rifiutato con rabbia.

Sogno quel giorno: il giorno in cui, completamente centrata, saprò quello che voglio e quello che vogliono loro, gli altri, quelli che nella mia vita ci sono e resteranno; e saprò in che modo i nostri desideri coincidono, si incontrano, si soddisfano reciprocamente.

Tutto il buono e il bello che mi respira attorno mi ha bloccata, riducendo ogni cellula del mio corpo ad una forma di paralisi indistruttibile. Ho sentito tutte le mie forze, le mie energie concentrarsi lì.

So che la scelta giusta era partire.

Ma so anche quanto importante possa essere quest’errore oggi.
Quanto significato e valore può avere questa decisione sbagliata nella mia battaglia.

Quante volte in questi giorni mi sono immaginata su quel treno, con il mio libro e i miei pensieri, la curiosità e l’entusiasmo di trovarmi in un altro luogo, respirare altre vite. E quante volte ho scacciato il pensiero temendo le fitte della condanna e del senso di colpa.

Del dolore per la gioia e il calore che mi sono negata.

Ho ripensato a tutte le volte che ce l’ho fatta, a quel senso di soddisfazione e fierezza che mi ha scaldato, e mi ha aperto lo sguardo verso il futuro, verso la mia voglia di scrollarmi dal cuore la pena che mi porto dentro da sempre.

Ci sono parole che non uso mai.
Una di queste è speranza, parola che sento banale, vuota, usurpata, abusata.
Disperazione: senza speranza.

Si è realizzato il mio paradosso interiore più contraddittorio.

Non ho più scuse, né alibi.

La mia mente non cesserà di elaborare spiegazioni, ma sarebbe solo un inganno.

Quanto lo senti dentro, il tuo inganno?

Quanta energia consuma il tuo inganno?

Quanto spazio libero c’è, se smascheri il tuo inganno? Spazio per vivere, amare, per interessarti alle persone, coltivare le passioni che hai chiuso da qualche parte.

Per essere felice.

E imparare ad essere Valentina.

PS: Perché sono stata tutto il tempo in un’altra sala? Perché non ho liberamente camminato, parlato, riso, guardato, respirato?


N.B.: alle persone che amo e mi leggono, sul mio blog ma anche dentro.