sabato 30 gennaio 2010

Scottish kitchen

La luce leggera del mattino
la mestizia del ritorno
sulla pelle il tepore della notte
tra le pieghe della mente scampoli di sogni dissolti dal risveglio
il profumo di caffè,
caldo e familiare come un abbraccio lungamente desiderato.


Inviato da iPhone

Sordità

Quella che sbarra il passaggio alla comprensione come un portone chiuso da un lucchetto di cui hai perso la chiave. Quella di quando leggi quello che vuoi, tra le pieghe di discorsi infiniti ma irrisolti: tu non senti loro o loro non sentono te. Quella di quando parli, ma non ascolti. Quella che ti impedisce di vedere le persone: i dolori, la confusione, l'ardita speranza di sparire, mutare, maturare; allontanarsi verso un luogo, un luogo che non c'è, che non è, non è diverso da quello dove già ci si trova, dove talvolta si vola, quando tutto si fa sfittico, pericolosamente acritico e via lontano, dove non ci sono ricatti morali, obblighi ancestrali, sentimenti minatori fintamente regali; voci e suoni che tormentano i padiglioni auricolari, che rimbombano nelle mille stanze cerebrali, soffocando la fantasia, la libertà di immaginare tutto quello che ti va, senza regole senza clamore, nessuna lente a filtrare la visione, le paure che si trasformano in verità, scelte, voglie, felicità! voli di Icaro verso un sole che non brucerà.

La malcomprensione, la malacomunicazione, si scontra con sordità d'animo, frantuma l'anima e la pelle, che sembra così semplice ma non lo è perchè non sei solo: c'è un mondo di pensieri, corpi, desideri in mezzo a cui navigare, planare, sorvolare, tavolta sprofondare e vorresti decidere tu quando farlo e dove, senza importi un'utopica selezione.

Ti guardi e non ti piaci, la tua faccia nello specchio non è certezza nè conforto, diversa da sempre, distante da non sai bene cosa pensavi saresti stata, turbata da confronti che sono tutto o niente, o il contrario di tutto e niente.
La manipolazione, che qualcuno chiama amore: inguaribile tentazione di trasformare in ciò che serve per continuare a vivere e la delusione di non riuscire a modellare è disincanto immane.

Colpa chi? Cosa? Dove? Tu, che hai eliminato questa parola dal vocabolario ma dalla pancia no, senti la colpa che ti si appiccica addosso come bubbonica peste e ti senti brutta come la malattia quando ti sceglie e non ti lascia più, finchè morte non ci separi.


E adesso vado a comprare "Accabadora", colei che pone fine:
"Quando gli oggetti e il loro nome erano misteri non ancora separati dalla violenza sottile dell'analisi logica".

"Come together Right now Over me" Scarafaggi (Beatles)


Inviato da iPhone

venerdì 29 gennaio 2010

The Catcher in the Rye

Anyway, I keep picturing all these little kids playing some game in this big field of rye and all. Thousands of little kids, and nobody's around - nobody big, I mean - except me. And I'm standing on the edge of some crazy cliff. What I have to do, I have to catch everybody if they start to go over the cliff - I mean if they're running and they don't look where they're going I have to come out from somewhere and catch them. That's all I do all day. I'd just be the catcher in the rye and all. I know it's crazy, but that's the only thing I'd really like to be.

J.D. Salinger

domenica 24 gennaio 2010

Ungaretti

Di queste case
Non e' rimasto
Che qualche
Brandello di muro
Di tanti
Che mi corrispondevano
Non e' rimasto
Neppure tanto
Ma nel cuore
Nessuna croce manca
E' il mio cuore
Il paese piu' straziato


Inviato da iPhone

UST

E ritrovare la musicassetta originale degli Ustmamo', quella del concerto in cui li ho conosciuti, un giovedì mattino del '96, leggendo un trafiletto su LaStampa.

E la sera andarli a vedere live, costavano 12.000 lire.

E rimanere affascinata dalla voce di Mara e dall'aurea che il suo corpo emanava, danzando, minuta, come una farfalla che vola su un campo di fiori in un giorno di primavera, tiepido, vestita di lino bianco, muovendo appena ogni arto, al ritmo onirico della sua musica sola: capelli corti, il volto pronunciato, luminoso, magnetico. E scrivere parole indelebili, come il mio ricordo di quella serata, di lei, di me, com'ero: 21 anni, la testa rasata, l'Università, la politica, la voglia d'andar via di casa.

Sono di notte fonda
di labbra accese
di righe accennate appena

Sono piccola donna
donna piccola
donna che non cresce

Donna di verde acerba
non ancora cresciuta
donna di vaghe attese
sono di notte fonda

Cerco ciò che non trovo
mi muovo a stento
tra fili di rosespine

Piccola donna che aspetta
scintilla accesa
di luce e fuoco

Donna di verde acerba
non ancora cresciuta
donna di vaghe attese
sono di notte fonda

Mi perdo tra le rime
che vorrei dire
con belle parole

Amore/Cuore
Padre/Madre
Amore/Cuore
Padre/Madre

E com'e' strano il suono emesso da una musicassetta:
sembra giungere da un altro pianeta ...

Inviato da iPhone

sabato 23 gennaio 2010

Comanda

Ombellico

16/06/2009, appena dopo la mezzanotte di quel lunedì 15 Giugno.

L'ho trovato oggi, mentre riordinavo le carte sparse alla rinfusa sul
tavolo della mia cucina.

Il locale era L'Ombellico, dicevi che ero fissata con quel posto. Si, perché in estate c'erano i tavoloni e le panche di legno all'aperto, nel giardino pieno di alberi frondosi e verdi, che certe sere incutevano timore, quando il vento forte faceva vibrare le foglie e piegare i rami pesanti.

C'eravamo stati da poco, in auto, perché non amavi guidare la moto di sera. Io avevo l'abitino estivo alla Betty Boop e il giorno dopo il mal di gola... Tu mi guardasti per un attimo incantato, per riprendere il largo subito dopo e rintanarti nella tua zona di sicurezza. Quella sera mi parlasti dell'invasione di San Marino: l'avevi sentito alla radio e ti aveva divertito. Parlare della conquista di San Marino fu un ottimo modo per prolungare i minuti insieme...

Quella cena e' stata il banale motivo per cui non ero con te quella sera;
per cui non abbiamo portato insieme la mia moto dal meccanico;
per cui non siamo andati insieme a cena, magari proprio in quel locale, dove avrei trascorso la serata a raccontarti del week end a Pesaro e il matrimonio degli amici motociclisti, del giro in moto sulla Panoramica di Valentino e del ritorno per il valico Viamaggio dove ci fermammo a guardare la gara di Barcellona e ricevetti il tuo messaggio che mi chiedeva se stavo rientrando.

Eri a pochi metri da me, quella sera.
Disteso su una barella dell'obitorio dell'ospedale.
Ma io non lo sapevo.
Sono passata davanti a quell'ospedale due volte, quella sera ed altre due la mattina seguente.
Tu eri li'. E io non lo sapevo.

35 ore ha impiegato la notizia della tua morte per giungere fino a me.


Inviato da iPhone

domenica 17 gennaio 2010

Perché mi manchi così

Perché mi chiamavi "chicca"
anche se avevo già 30 anni
Perché mi hai insegnato a lottare
e a pensare con la mia testa
Perché quando discutevamo
eri sempre onesto:
ammettevi i tuoi errori anche quando ero così piccola
che sarebbe stato semplice prenderti tutta la ragione

Perché tentavi sempre di proteggermi
e anche quando non ci riuscivi
affrontavo le brutture con più forza
Perché dicevi sempre che sono troppo esigente
ma lo sapevi perché lo eri anche tu

Perché in ogni passaggio delicato
hai avuto il coraggio di parlare con me
e affrontare tutta la mia rabbia
e andare oltre
per scorgere là in fondo
quello che mi tormentava

Perché mi prendevo gioco di te
e tu me lo lasciavi fare
Perché quella sera
mentre piangevo per un amore finito
mi hai detto semplicemente:
"Vale, tu non sarai sola mai"

Perché te ne sei andato in un lungo battito di ciglia
ma l'ultimo sguardo l'hai regalato a me

E non smetto di sentire mai il suono del lamento che mi è sgorgato
impellente, pieno, disarmato
mentre ti tenevo la mano, con una sola mano
alle tre, di quel ventoso, caldo, pomeriggio di Maggio


Inviato da iPhone

sabato 16 gennaio 2010

La Bellezza dei Marlene

Noi sereni e semplici o cupi ed acidi
Noi puri e candidi o un po' colpevoli
Per voglie che ardono:
Noi cerchiamo la Bellezza ovunque
E noi compresi e amabili o offesi e succubi
Di demoni e lupi, noi forti ed abili
O spenti all'angolo:
Noi cerchiamo la Bellezza ovunque
E passiamo spesso il tempo così
Senza utilità (quella che piace a voi)
Senza utilità (quella che serve a noi)
Inviato da iPhone

venerdì 8 gennaio 2010

Quando amare è ...

... quel sottile piaceredolore che ti fa il solletico ma anche male, ti fa camminare col naso all'insù, sorridere davanti al cielo che rischiara, felice di quello che sei.

Umore

... ma oggi riesco solo a guardare la pioggia che scroscia dietro la finestra; il mio umore è più capriccioso del solito: a tratti la certezza degli affetti mi accarezza, a tratti un senso di vuoto mi sconcerta ...

martedì 5 gennaio 2010

500 chilomentri

Questa volta ho percorso i 500km che l'anno scorso mi avevano atterrita e costretta a una notte fisicamente solitaria, ma in virtuale compagnia. Per ricongiungermi agli stessi amici che mi hanno compresa una volta e rinnovato l'affetto. Questo e' amore vero, quello che ti fa il solletico ma anche un po' male e ti fa camminare con il naso all'insù!

Il 2009 mi ha strappato all'improvviso l'amico più caro, ma anche di più. Nonostante questo non posso sentirmi adirata: la vita mi ha regalato la sua compagnia per tanti anni ed io non ho il diritto di essere ingrata.

Se oggi sono qui, in piedi, con lo sguardo capace di guardare lontano, ho l'obbligo di pronunciare un sereno GRAZIE. Ad una passione che muove gambe, cuore e anima: si chiama motocicletta. Sembra solo una parola, ma dentro c'è un mondo, il MIO posto nel mondo. Il 10 e' da sempre il mio numero...e allora ti accolgo con umiltà, ottimismo e rispetto DuemilaDieci